L’industria italiana del cemento è fortemente minacciata dalle importazioni provenienti dai paesi extra-UE, che non investono nella tutela dell’ambiente come quelle italiane e che quindi hanno costi di produzione nettamente inferiori. Questa la posizione di Federbeton, la Federazione di Confindustria che rappresenta la filiera del cemento e del calcestruzzo, che ha partecipato il 7 maggio 2025 all’audizione parlamentare presso la XIV Commissione Politiche dell’Unione europea in tema di CBAM.
CBAM necessario per difendere il settore dalle importazioni extra-Ue
«Tra il 2018 e il 2023, le importazioni di cemento da Paesi extra-UE sono aumentate di sette volte, raggiungendo volumi tali da diventare, di fatto, il secondo produttore nazionale – spiega Nicola Zampella, Direttore Generale di Federbeton. – Questi materiali non rispettano gli stessi standard ambientali richiesti in Italia e in Europa, mettendo a rischio la competitività della filiera nazionale e la capacità di investire nella transizione ecologica. In questo contesto, il meccanismo CBAM (Carbon Border Adjustment Mechanism) previsto dall’Unione Europea è uno strumento cruciale: applicare una compensazione sulle importazioni basato sull’impronta carbonica dei prodotti è l’unica misura oggi disponibile per difendere la competitività del nostro settore e garantire la decarbonizzazione.
Come Federbeton chiediamo con forza che:
- non venga prorogata l’entrata in vigore del CBAM, fissata per il 2026: ogni rinvio metterebbe ulteriormente a rischio la competitività del comparto, soprattutto per l’Italia;
- si garantiscano controlli doganali efficaci e rigorosi, con verifiche fisiche e a campione prima dello sbarco dei materiali, per prevenire frodi nelle dichiarazioni sulle emissioni;
- si definisca una metodologia chiara e vincolante per il calcolo delle emissioni indirette, legate all’energia elettrica, evitando pratiche elusive come il resource shuffling.
A ciò si aggiunge una questione di equità: il nostro settore è escluso sia dal meccanismo europeo di compensazione degli oneri indiretti ETS, sia dai fondi nazionali – come il recente Fondo per la transizione energetica da 600 milioni di euro – pur essendo un comparto energivoro a tutti gli effetti. È urgente correggere questa disparità nella revisione in corso a livello europeo. Il CBAM non è solo una misura fiscale: è una leva strategica per garantire concorrenza leale, protezione ambientale e transizione sostenibile. Per questo, ribadiamo le nostre richieste: entrata in vigore puntuale, controlli doganali efficaci, chiarezza sulle emissioni indirette e accesso a strumenti di compensazione. Difendere il cemento Made in Italy significa difendere un prezioso settore industriale che crea lavoro, investimenti e sostenibilità».