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PNRR: ancora 135 miliardi da spendere e cantieri in ritardo, allarme di Federcepicostruzioni

A poco più di un anno dalla scadenza del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, solo il 2% dei cantieri risulta completato

martedì 13 maggio 2025 - Redazione Build News

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Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) si avvicina al termine previsto per giugno 2026 con ancora 135,8 miliardi di euro da spendere. Un’analisi della Banca d’Italia rivela che il 40% dei cantieri è in ritardo, mentre solo il 2% risulta completato.

In dettaglio, dei cantieri sopra i 5 milioni di euro, il 48% (dati aggiornati al 28 febbraio scorso) non è stato ancora avviato. Al 31 dicembre 2024, la spesa per opere pubbliche era di appena 7 miliardi di euro, pari all’8% dei fondi destinati a tale voce.

Il fabbisogno di personale si attesta a 375.000 lavoratori aggiuntivi, in un contesto di calo previsto della popolazione attiva di 630.000 unità entro il 2026. Anche le recenti assunzioni ed i bandi sin qui pubblicati, insomma, rischiano di non sopperire alle nuove carenze di organico che si determineranno di qui a qualche mese.

“Sono dati che destano una fortissima preoccupazione – commenta il presidente nazionale di Federcepicostruzioni, Antonio Lombardi – che impongono solleciti interventi atti a rimuovere difficoltà e intoppi fin qui riscontrati. Siamo ben consapevoli che, in molti casi, se non in tutti, si tratta purtroppo degli atavici problemi di questo paese”.

Tra gli ostacoli principali dei ritardi, infatti, vi sono:

  • carenza di personale tecnico-amministrativo;
  • ritardi autorizzativi e ambientali;
  • aumento dei costi delle materie prime e dell’energia.

“Sono problematiche, soprattutto le prime due, ben note fin dall’avvio del Piano di investimenti. Ribadiamo l’auspicio che l’attuazione del Pnrr e l’imprescindibile necessità di velocizzare gli iter burocratici, non si risolva, come al solito, con commissariati e organismi straordinari, ma con riforme organiche e strutturali che risolvano in via definitiva queste problematiche”.

“Quanto alle carenze di organico – conclude il presidente di Federcepicostruzioni – è necessario accelerare, e dove possibile incrementare, i nuovi bandi di assunzione, ma occorre valutare anche ulteriori percorsi di affiancamento agli iter procedurali, che coinvolgano nelle fasi progettuali anche le università e le associazioni di categoria”.

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