Il CTF introdotto con la Direttiva 2005/36/CE e poi rivisto con la Direttiva 2013/55 sulle qualifiche professionali (art. 49 bis) indica un “insieme di conoscenze, abilità e competenze minime necessarie per l’esercizio di una determinata professione.” Ed è stato sviluppato con l’obiettivo di promuovere la mobilità dei professionisti all’interno dell’Unione. Si tratta, ad ogni modo, di una procedura non obbligatoria ma per esimersi dalla quale gli Stati devono dare un’opportuna giustificazione. E ‘libera’ nel senso che, posta una serie di condizioni, ad esempio che la professione sia regolamentata in un terzo degli Stati, le associazioni professionali europee e nazionali e le autorità competenti possono presentare i propri suggerimenti alla Commissione. L’esecutivo, a sua volta, ha la responsabilità di stabilire il CTF per determinate professioni tramite atti delegati.
Durante l’Assemblea generale del Ceplis è emerso che le nuove linee guida includeranno un questionario finalizzato alla mappatura delle professioni e all’identificazione dei punti in comune tra i diversi requisiti a livello di formazione. Oltre alla mobilità, inoltre, il documento cercherà di porre attenzione anche alla protezione dei consumatori, alla sicurezza e alla salute pubbliche.
Ingegneri, le proposte in corso per ‘classificarli’
L’incontro ha dato la possibilità anche alle associazione aderenti al Ceplis di avanzare i propri dubbi e domande. Ad esempio, per quanto riguarda gli ingegneri, considerati una priorità, è stato chiarito che si potrà o sviluppare una base comune e aggiungere in seguito specializzazioni e moduli aggiuntivi a completare i requisiti base, o sviluppare un CTF diverso per ogni profilo. Nella definizione del CTF la Commissione non terrà conto della diversità dei requisiti richiesti agli ingegneri liberi professionisti o lavoratori dipendenti e privilegerà un approccio generale, che copra l’intera professione. Se ciò non fosse possibile, la priorità sarà accordata agli ingegneri civili e meccanici.
Il CTP diverso dalla tessera professionale europeaInfine, è stato ribadito che lo sviluppo dei principi comuni di formazione non è legato all’introduzione della tessera professionale europea, anche se possono essere strumenti complementari nel facilitare la circolazione dei professionisti.