Fisco

Codice appalti, lettera a Mattarella: “Lese le prerogative del Parlamento”

Iniziativa dei gruppi parlamentari di Alternativa Libera-Possibile e Sinistra Italiana

mercoledì 4 maggio 2016 - Redazione Build News

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Le prerogative del Parlamento sono state “lese dal Governo con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto Appalti, senza che il testo fosse preventivamente ritrasmesso alle Camere dopo che il Consiglio dei Ministri aveva deciso di non tenere conto dei pareri espressi dalle Commissioni competenti. Benché la legge di delega prevedesse espressamente questo ulteriore passaggio parlamentare”.

Lo denunciano i gruppi parlamentari di Alternativa Libera-Possibile e Sinistra Italiana, che hanno inviato una lettera al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e ai Presidenti di Senato e Camera, Pietro Grasso e Laura Boldrini, che riportiamo.

Egregio presidente,

Il governo nell’adozione del nuovo codice appalti (D.lgs. n. 50 del 2016) ha gravemente leso la sovranità del Parlamento.

La legge delega prevedeva che le Commissioni parlamentari competenti dovessero esprimersi con pareri circa la conformità dello schema di decreto e che nel caso in cui il governo avesse deciso di non tenerne conto, avrebbe dovuto ritrasmettere il testo alle Camere per il parere definitivo. Benché le Commissioni competenti di Camera e Senato abbiano reso due identici pareri favorevoli, con condizioni, il Governo ha deciso di non tenerne conto e di provvedere alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, senza il previo e doveroso rinvio alla Camere.

Più precisamente la legge delega (n. 11 del 2016) prevede che: “Gli schemi dei decreti legislativi sono contestualmente trasmessi alle Commissioni parlamentari competenti per materia e per i profili finanziari, che si pronunciano entro trenta giorni dalla trasmissione. Decorsi inutilmente i termini di cui al primo e al secondo periodo, i decreti legislativi possono essere adottati anche in mancanza dei pareri. Ove il parere delle Commissioni parlamentari indichi specificamente talune disposizioni come non conformi ai principi e criteri direttivi di cui alla presente legge, il Governo, con le proprie osservazioni e con eventuali modificazioni, ritrasmette il testo alle Camere per il parere definitivo delle Commissioni parlamentari competenti, da esprimere entro quindici giorni dall’assegnazione; decorso inutilmente tale termine il decreto legislativo può essere comunque emanato”.

I pareri resi dalle Commissioni sono stati favorevoli, ma con la previsione di numerose condizioni che hanno consentito di valutare la piena conformità dello schema di decreto ai principi e ai criteri direttivi della legge delega.

Il mancato recepimento delle condizioni contenute nei pareri da parte del Governo, comportamento di per sé legittimo in quanto previsto nella legge delega, inficia la conformità dello schema di decreto alla legge delega. Infatti senza quelle condizioni il testo risulta difforme dalla delega.

Pertanto da Palazzo Chigi si sarebbe dovuto rinviare il decreto alle Camere, ma come noto, ciò non è avvenuto.

A titolo meramente esemplificativo si consideri che all’Articolo 50 (del d.lgs. 50 del 2016) riguardante “Clausole sociali del bando di gara e degli avvisi” il parere prevedeva la condizione che fosse obbligatorio l’inserimento di tali clausole. Mentre il Governo ha previsto la sola facoltà di inserimento della clausola sociale.

Si consideri inoltre, che all’Articolo 112 (del d.lgs. 50 del 2016) riguardante “Appalti e concessioni riservati” il parere prevedeva la condizione che gli appalti riservati alla cooperative sociali fossero specificati con apposite linee guida riguardo ai criteri di affidamento, soglie di valore, tipologia di contratti di appalto, da approvarsi con decreto del Ministro delle Infrastrutture, su proposta dell’Anac, previo parere delle competenti Commissioni Parlamentari. Mentre il Governo non ha ritenuto di recepire nulla di ciò.

Alla luce di quanto accaduto si chiede il suo intervento a tutela delle prerogative del Parlamento tenuto presente anche l’articolo 76 della Costituzione affinché il Governo rispetti le leggi che disciplinano la funzione legislativa. Diversamente si prenderà atto che non si vuole solo superare il bicameralismo ma che ci si trova già in presenza di una nuova forma di governo.

On. Massimo Artini

On. Giuseppe Civati

On. Arturo Scotto

Sen. Loredana De Petris

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