Attualità

PNRR, pubblicati i dati sull'attuazione al 31 marzo 2025. CGIL: pesantissimi ritardi

La spesa dichiarata al 28 febbraio è pari a 65,724 miliardi, il 33,81% del totale. Di quasi 11 mila progetti le amministrazioni competenti non hanno indicato la fase dell’iter di attuazione e di 876 non è stata avviata alcuna fase. Cgil: “Numeri che smentiscono la propaganda del Governo sull’attuazione del Pnrr”

martedì 29 aprile 2025 - Alessandro Giraudi

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Il Governo ha pubblicato l’aggiornamento dei dati sull’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) al 31 marzo 2025, come risulta sulla piattaforma ReGis.

Il sistema ReGiS, sviluppato dalla Ragioneria Generale dello Stato, rappresenta la modalità unica attraverso cui le Amministrazioni centrali e territoriali, gli uffici e le strutture coinvolte nell’attuazione possono adempiere agli obblighi di monitoraggio, rendicontazione e controllo delle misure e dei progetti finanziati dal PNRR.

Una sintesi dei principali dati pubblicati

Come è noto, complessivamente il PNRR prevede risorse per 194,415 miliardi di euro (il finanziamento europeo è di 194,381 miliardi).

La spesa PNRR dichiarata al 28 febbraio è pari a 65,724 miliardi di euro, il 33,81% (il 31 ottobre la spesa era 58,604 miliardi). I pagamenti PNRR effettuati al 31 marzo 2025 sono pari a 64,371 miliardi (al 13 dicembre 2024 erano 57,503 miliardi).

La spesa dichiarata viene imputata mensilmente dalle Amministrazioni titolari e registra l’avanzamento finanziario aggregato delle singole misure del PNRR. I pagamenti rappresentano le spese sostenute dai Soggetti attuatori per le attività realizzate (o da realizzare in caso di anticipi) a costi reali o a costi standard.

I progetti censiti sono 284.066. Di poco meno di 11 mila progetti le amministrazioni competenti non hanno indicato la fase dell’iter di attuazione e di 876 non è stata avviata alcuna fase. I progetti censiti prevedono fondi PNRR per 157,389 miliardi di euro e mobilitano risorse comprensive di altre fonti di finanziamento pari a 212,657 miliardi di euro.

Le procedure di gara bandite con Codice Identificativo di Gara (CIG) al 31 marzo 2025 sono in totale 184.266 per un valore, comprensivo di tutte le forme di finanziamento, di quasi 153 miliardi di euro. L’importo complessivo delle aggiudicazioni è di circa 111 miliardi. Oltre 131 mila gare sono state assegnate mediante affidamento diretto.

Per la prima volta vengono pubblicati i dati relativi alle risorse del bilancio dello Stato riguardanti i progetti fuoriusciti dal PNRR a seguito della decisione di esecuzione del Consiglio UE – ECOFIN dell’8 dicembre 2023 - che ha definanziato totalmente o parzialmente alcune misure PNRR - finanziandole con risorse nazionali.

Le risorse sono quelle individuate con il Decreto-Legge 19/24.

I progetti monitorati sono 2.894, di cui 2.270 relativi agli “Investimenti in progetti di rigenerazione urbana volti a ridurre situazioni di emarginazione e degrado sociale” (finanziamento PNRR: 2 miliardi; finanziamento bilancio dello Stato: 2,222 miliardi; finanziamento totale: 5,044 miliardi) e 608 relativi ai “Piani urbani integrati - progetti generali” (finanziamento PNRR: 900 milioni; finanziamento bilancio dello Stato: 1,504 miliardi; finanziamento totale: 2,862 miliardi).

Cgil: “Gravi ritardi, forti preoccupazioni su prossime mosse del Governo”

“Numeri che smentiscono la propaganda del Governo sull’attuazione del Pnrr”, commenta il segretario confederale della Cgil, Christian Ferrari, che aggiunge: “Si registra un pesantissimo ritardo nell’andamento della spesa, con il forte il rischio che falliscano o vengano riorientati alcuni interventi previsti originariamente dal Piano”.

“Il rischio che gli interventi originari falliscano o che vengano riorientati - aggiunge Ferrari - lo conferma il recente annuncio della presidente del Consiglio di voler utilizzare 14 miliardi del Pnrr (più 11 miliardi dei Fondi di Coesione) per l’ennesima ondata di incentivi alle imprese, senza vincoli e senza alcuna strategia”. “E le cose potrebbero andare anche peggio - avverte il dirigente sindacale - considerato che nell’ambito delle proposte di modifica sulla revisione intermedia della politica di coesione, attualmente in discussione nel Parlamento europeo, è previsto che gli Stati membri e le regioni possano identificare entro giugno 2025 i progetti del dispositivo per la ripresa e la resilienza che rischiano di non essere completati entro agosto 2026, proponendo il loro spostamento in programmi finanziati dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR)”.

Per Ferrari “la conseguenza più probabile è che in questo modo si crei una provvista economica utilizzabile per le politiche di riarmo. In Italia, tenuto conto delle risorse del Pnrr ancora da ricevere (attualmente oltre 72 miliardi), tale “tesoretto” potrebbe assumere dimensioni imponenti”. “Come Cgil - conclude il segretario confederale - siamo fermamente contrari all’ipotesi di finanziare, anche attraverso questa via, una conversione della nostra economia in un’economia di guerra, tradendo clamorosamente l’obiettivo fondamentale del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza: ridurre diseguaglianze e divari territoriali, per costruire un modello di sviluppo socialmente e ambientalmente sostenibile”.

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