Comprendere come l’anidride carbonica si scambi tra oceano e atmosfera è fondamentale per decifrare i meccanismi che regolano il clima globale. È questa l’ambizione della missione ATL2MED, che ha attraversato l’Atlantico orientale e il Mediterraneo occidentale raccogliendo dati in aree ancora poco studiate.
Grazie all’impiego di tecnologie avanzate come i veicoli autonomi Saildrone, la campagna ha fornito informazioni preziose sulla variabilità dei flussi di CO₂ in diverse stagioni e condizioni meteo-climatiche.
Una ricerca internazionale per un tema cruciale: il ciclo del carbonio
La missione, realizzata tra il 2019 e il 2020, ha visto la collaborazione di istituti europei e italiani, con la guida dell’OGS – Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale.
Per l’Italia hanno partecipato anche:
- CNR-ISMAR – Istituto di Scienze Marine
- CNR-IAS – Istituto per lo studio degli impatti Antropici e Sostenibilità in ambiente marino
- Università Ca’ Foscari Venezia – Dipartimento di Scienze Ambientali, Informatiche e Statistiche
Accanto a loro, centri di ricerca in Francia, Norvegia e Germania hanno contribuito all’elaborazione dei dati e al supporto tecnico-scientifico.
I risultati sono stati pubblicati in due recenti studi: il primo su Frontiers in Marine Science, dedicato ai processi fisici e biogeochimici, e il precedente su Earth System Science Data, focalizzato sulla qualità e affidabilità dei dataset.
Dati ad alta risoluzione per osservare ciò che prima sfuggiva
«Per la prima volta ATL2MED ha effettuato misure ad alta risoluzione della CO₂ in tutte le stagioni», racconta Riccardo Martellucci, ecologo marino dell’OGS e primo autore degli studi.
Nonostante le difficoltà operative legate al periodo pandemico, la missione ha raccolto dati continui e accurati, poi validati tramite severi controlli di qualità.
Le osservazioni hanno rivelato:
- una forte variabilità spazio-temporale dei flussi di CO₂
- l’influenza combinata di processi fisici e biologici
- il ruolo cruciale delle strutture oceaniche di piccola scala, spesso non incluse nei bilanci globali del carbonio
Questi elementi sono fondamentali per migliorare i modelli climatici e la comprensione del ciclo del carbonio a livello planetario.
Tecnologie autonome al servizio dell’oceano: i Saildrone e le reti osservative
Al centro della missione ci sono i Saildrone, veicoli di superficie senza pilota in grado di navigare autonomamente per migliaia di chilometri, raccogliendo dati di alta precisione sull’interfaccia aria–mare.
Le loro misurazioni sono state integrate con quelle fornite da diverse infrastrutture di ricerca, tra cui:
- ICOS (Integrated Carbon Observation System), promotore della missione
- la boa E2M3A dell’infrastruttura EMSO
- i profilatori autonomi Euro-Argo
- i veicoli sottomarini Ocean Glider
- la boa DYFAMED (Mar Ligure)
- la boa W1M3A (CNR-IAS)
- le stazioni C1 e PALOMA nel Golfo di Trieste
La sinergia tra queste tecnologie ha permesso di ottenere un quadro estremamente dettagliato dei processi che regolano l’assorbimento e il rilascio della CO₂ in mare.
Collaborazione e infrastrutture: la chiave per la ricerca climatica
«Il successo della missione dimostra il ruolo essenziale delle infrastrutture di ricerca nel rendere possibili progetti innovativi e di ampio respiro», sottolinea Carolina Cantoni, oceanografa chimica del CNR-ISMAR.
L’integrazione tra diversi strumenti, istituti e competenze ha permesso di superare le difficoltà logistiche e di raccogliere un patrimonio scientifico che sarà prezioso per gli studi futuri.
Un passo avanti verso la comprensione del clima globale
La missione ATL2MED rappresenta un importante avanzamento nella ricerca climatica.
Offre nuovi strumenti per migliorare i modelli globali di CO₂, contribuisce alla conoscenza dei processi che governano l’oceano e rafforza la cooperazione internazionale nel campo dell’osservazione climatica.
Un lavoro che non si esaurisce con questa campagna, ma che getta le basi per future missioni dedicate allo studio del carbonio negli oceani — elemento chiave per affrontare le sfide climatiche dei prossimi decenni.
Saildrone al largo del Golfo di Trieste. Crediti: archivio OGS