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Disegno di Legge Annuale sulla Pmi: il contributo FINCO alla IX Commissione del Senato

La Federazione ha inviato alla Commissione un documento in 4 punti che tocca i temi della finanza, del capitale umani, della crescita dimensionale e delle semplificazioni

lunedì 16 giugno 2025 - Redazione Build News

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La Federazione ha inviato alla Commissione un documento in 4 punti che tocca i temi della finanza, del capitale umani, della crescita dimensionale e delle semplificazioni.

Di seguito i temi come inviati dalla Federazione alla IX Commissione:

"1) Finanza: accesso al credito o forme alternative

Si tratta di un tema, di assoluta rilevanza, sul quale occorre una particolare attenzione, stante tra l’altro, la ridotta dimensione delle PMI italiane (la media per quanto riguarda le 17 mila imprese di FINCO è di 29 dipendenti) e l’ancora scarso ricorso al mercato dei capitali ed alla Borsa.

Ma soprattutto, con riferimento ai rapporti con il mondo bancario.

In via generale infatti risulta prioritario concretizzare i principi di cui alla lettera h) (...accesso al credito...condizioni eque e non vessatorie...) dell'art. 2 della Legge 11 Novembre 2011, n. 180 recante "Norme per la Tutela della Libertà d'Impresa. Statuto per le Imprese".

Orbene, è di tutta evidenza che mentre lo Statuto dei Lavoratori è conosciuto in modo trasversale e incisivo, la Legge in questione che reca lo Statuto delle Imprese è assai poco conosciuta ed ancor meno applicata nella sostanza, mentre le norme in essa contenute costituirebbero, e costituiscono, dei riferimenti di decisiva importanza per la vicenda economica delle PMI.

Sottolineiamo in particolare la necessità di un maggior controllo da parte dell'Organo di Vigilanza degli Istituti Bancari, la Banca d'Italia - con riferimento all'incisività degli interventi del Dipartimento in essa incaricato della vigilanza e tutela della clientela - sul comportamento degli Istituti, che talvolta assume caratteristiche vessatorie, e delle relative procedure, nei confronti delle PMI (di seguito - in forma riservata - alcune fattispecie anomale, quando non scorrette, rilevate dallo sportello ad hoc presente in FINCO).

Utilizzando allo scopo una percentuale auspicabilmente maggiore di quella attuale dei circa 7 mila dipendenti di Banca d'Italia.

Un esempio della sinora scarsa attenzione riservata nei fatti alle PMI è stato a suo tempo fornito con il Decreto Legge 22 marzo 2021, n.41, recante “Misure urgenti in materia di sostegno alle imprese e agli operatori economici, di lavoro, salute e servizi territoriali, connesse all'emergenza da COVID-19.”, meglio noto come "Decreto Sostegni", ed il cosiddetto "Patrimonio Destinato" di cui all'articolo 27 del Decre­to Legge 19 Maggio 2020, n. 34, convertito in legge il 17 Luglio 2020 n. 77, recante “Misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all'economia, nonché di politiche sociali connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19.” (cd. "Decreto Rilancio"), che prevede, tra l'altro e per brevità, prestiti ed eventuale ingresso della Cassa Depositi e Prestiti nel capitale aziendale con quote di minoranza per massimo 12 anni o, ancora, un aumento del Capitale Sociale (in questo caso non si possono acquistare quote di imprese concorrenti, né distribuire dividendi).

La relativa dotazione di 44 miliardi - appunto il "Patrimonio destinato" - è infatti gestita dalla Cassa solo a favore di imprese con fatturato superiore ai 50 milioni di euro, con più di 250 dipendenti. Parliamo, per quanto riguarda l'intero scenario nazionale, di un massimo di 3.500 imprese aventi i parametri richiesti.

Al di là della parzialità dell'intervento e del­la sua subordinazione a diversi requisiti, sarebbe più opportuno un intervento "erga omnes", o almeno su una platea che comprendesse anche le imprese specialistiche e super­ specialistiche.

2) Capitale umano: formazione, cultura manageriale, organizzazione del lavoro

Il principale problema è costituito dalla scarsità di manodopera specializzata e non.

Ciò premesso ci troviamo difronte a due specifici ordini di problemi:

  • -la farraginosità di tutta la materia legata all'accensione ed alla cessazione del rapporto di lavoro, con particolare riferimento ad alcune fattispecie (si veda, a solo titolo di esempio, tutta la vicenda relativa alla proroga ed al rinnovo dei Contratti a termine), che andrebbe radicalmente semplificata. Tale farraginosità si estende al sistema degli stage e dei tirocini. Per aziende e studenti gli stage sono un'opportunità fondamentale. Invece che metterli in discussione per il comportamento di alcuni, vanno in primis risolte le gravi inefficienze della Pubblica Amministrazione nell'incrocio domanda/offerta. Uno su due tirocini diventa un impiego.
  • Continua ad essere gravissimo il malfunzionamento del collocamento pubblico, che incrocia domanda e offerta, da anni, in percentuali risibili. Sono le imprese ad assumersi l'onere finanziario, e talvolta legale e sindacale, di creare un rap­porto di lavoro. Oggi in Italia la gestione di una busta paga, della sicurezza e di quant'altro connesso a tale assunzione, richiede qua­si altrettante persone di quelle per cui vengono richieste queste incombenze. Poi, certo, ci sono alcune imprese che ne approfittano; alcuni datori di la­voro che utilizzano in maniera impropria tali risorse umane. Ma chiediamoci: siccome ci sono alcuni malviventi chiudiamo le banche? La possibilità per l'azienda di conoscere il candidato prima dell'assunzione è decisiva. Senza contare gli aspetti formativi e informativi di base e la conferma di un reciproco gradimento. Quello che non è accettabile è che l'Amministrazione pubblica, carente sotto ogni punto di vista nell'incrocio tra domanda e offerta, si impegni molto di più a puntare dita accusatorie che a risolvere problemi, ponendo vincoli inutili, quando non dannosi, sicurezza a parte.

3) Crescita dimensionale: strumenti di capitalizzazione, patrimonializzazione, aggregazioni

Per affrontare congiuntamente tale punto occorre considerare il rapporto delle piccole e medie imprese con il mercato. Nessun tipo di impresa, infatti, germina per sua esclusiva dinamica interna.

Le piccole e medie imprese, che sono proliferate in Italia in maniera rilevantissima sono da un lato una ricchezza in termini di resilienza ed adattabilità, dall’altro, talvolta, sembrano rappresentare una imprenditorialità che non è riuscita a trovare il suo mercato di crescita. Alla base, vi è la prevalente natura familiare della maggior parte del capitalismo italiano e pressoché di tutta la piccola e media impresa, con naturali ripercussioni in termini di capitalizzazione, dimensionamento e modalità di ricambio generazionale.

Tale situazione è suscettibile di restringere in ambiti angusti, socialmente, culturalmente ed economicamente l’azienda familiare in senso quindi contrario alla crescita auspicata; ma laddove la proprietà ha trovato il modo di divenire “squadra” e si è confrontata senza remore nel mercato, utilmente mescolando la tradizione con l’innovazione, ha creato quel miracolo italiano che è il Made in Italy, apprezzato in tutto il mondo.

Cosa fare per estendere l’area delle aziende del Made in Italy di successo?

In relazione al Made in Italy e al connesso importante settore fieristico, attiriamo con forza l’attenzione sulla necessità che le PMI industriali rientrino nei requisiti previsti ai fini della richiesta nei limiti delle disponibilità del Fondo di cui all’ultimo periodo dell’articolo 1, comma 700, della legge 30 dicembre 2021, n.234, di un voucher del valore massimo di 10mila euro da impiegare per la partecipazione a manifestazioni fieristiche organizzate in Italia. L’attuale formulazione dell’articolo 15 del decreto “Semplificazioni” sembrerebbe limitare tale opportunità alle sole imprese artigiane.

4) Imprenditorialità: semplificazioni, start-up, digitalizzazione e sostenibilità

In termini generali partiamo dalla considerazione che il Decreto Semplificazioni (D.L. 16 luglio 2020, n.76, recante "Misure urgenti per la semplificazione e l’innovazione digitale”), sembra scritto più per facilitare il lavoro degli Uffici che per le imprese ed i cittadini, con una serie di distinguo eccessivi e molte disposizioni che dovrebbero essere perentorie e non ordinatorie. E troppi verbi declinati al futuro, come di consueto.

Nel Decreto troviamo, tra l'altro, in sintesi estrema, misure volte a :

  • misurazione della durata dei procedimenti;
  • una piena efficacia del silenzio-assenso, ma solo parziale, dato che resta il potere di annullamento d'ufficio;
  • un generico impulso all'autocertificazione;
  • un iter amministrativo indipendente - eccetto che per alcune materie - dall'acquisizione del parere di altre amministrazioni coinvolte;
  • l'aggiornamento, entro l'anno, dei termini per i procedimenti amministrativi statali (perché solo statali?);
  • conferenze di servizi in via abbreviata (ma attenzione, solo fino al 31 dicem­bre 2021. È stata prorogata?);
  • la garanzia del saldo zero dei costi della regolamentazione introdotta (qui l’ob­bligo di convocare gli stakeholder in fase di AIR, analisi di impatto della regolamentazione, avrebbe dovuto essere ribadito e rafforzato);
  • la garanzia dell’Agenda per la semplificazione" per gli anni 2020-2023;
  • "fast-track" per procedimenti VIA (con Commissione Speciale CNR, ENEA, ISPRA, ISS), ed AIA;
  • poteri di controllo sul GSE, che non spostano un granché.

E poi la "semplificazione" operata dal Dlgs 36/23 in tema di appalti, senza gare - cioè con affidamento diretto - fino a 150 mila euro (prima era fino a 40 mila), con cinque inviti fino a 1 milione di euro e 10 inviti fino alla soglia comunitaria di 5,3 milioni di euro. Fino a questa cifra, in sostanza, niente bandi pubblici (se non in maniera opzionale nell’ultima fascia)! Più che semplificazione, sembra una sottrazione al mercato e alla trasparenza. Sul tema si tornerà più avanti.

Il tema della semplificazione è nodale.

La Federazione propone, quindi, il rapido inserimento in un prossimo adeguato veicolo normativo delle poche righe che seguono.

"La Pubblica Amministrazione - intendendo per tale quella centrale e periferica, le Regioni, i Comuni, le Comunità Montane e tutti gli Enti Pubblici e quelli vigilati, controllati o in essa comunque incardinati, ivi compresi gli Istituti Previdenziali e di Assicurazione, quali INPS e INAIL, nonché le Autorità Indipendenti, quali Ban­ca d'Italia etc. - non può richiedere a cittadini e imprese alcun documento o informazione già in suo possesso senza eccezione o deroga alcuna. In caso di accertamento, su segnalazione scritta dell’impresa che comprovi tale richie­sta, I funzionari responsabili sono sottoposti a provvedimenti disciplinari. Al contempo, nessun adempimento nei confronti delle medesime Amministrazioni può comportare per cittadini e imprese l'erogazione di somme distinte, su conti correnti diversi, con marche da bollo etc. Il versamento a carico del contribuente sarà unico, con evidenza della ripartizione della relativa destinazione, ma tale ripartizione sarà un atto endoprocedimentale all'interno della P.A., cui spetterà il compito di destinare le somme in relazione alle eventuali plurime competenze amministrative".

C'è già una Legge che prevede dal 1968 una serie di semplificazioni, poi corrobo­rata da norme successive - come, per citarne alcune in ordine sparso, la c.d. Legge “Madia” (Legge 7 Agosto 2015, n.124) - e successivi decreti attuativi, nonché i provvedimenti - prima e dopo - di una decina di altri Ministri della P.A., da Cassese a Urbani, da Frattini a Bassanini, da Patroni Griffi alla Dadone.

Purtroppo ancora oggi si stenta nell’applicazione: si provi a fare una pratica edilizia, ad avere incombenze testamentarie e di successio­ne, a rinnovare, peraltro con costi ingiustificabili, un passaporto (che non serve solo per turismo ma anche per consentire quel contributo al 40% del PIL che forniscono le imprese esportando e frequentando i mercati internazionali), o si provi a mettere in regola una colf ai sensi del Decreto sull'emersione del lavoro irregolare.

Le poche righe citate basterebbero per trasferire lo stress di produrre inutile do­cumentazione dall’impresa all’interno dell'Amministrazione.

In pratica diventano - come devono essere - problemi interni all’Amministrazione. La situa­zione poi si è aggravata con lo smart working, che troppo spesso è smart per chi lo pratica ma non per chi dovrebbe fruire dei relativi servizi, e comunque è applicabile a una ridotta tipologia di mansioni.

Il punto, al solito, non è tanto individuare i problemi, ma risolverli.

E per quanto riguarda la digitalizzazione, di cui si parla con enfasi, a cosa dovrebbe principalmente servire se non per andare in primis a benefìcio dei cittadini e, in questa sede, delle imprese?"

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