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Edilizia sanitaria in stallo: solo il 34% delle risorse spese. L’allarme del dossier Federcepicostruzioni

Secondo l’Ufficio Studi della Federazione, il PNRR rischia la paralisi: ritardi gravi nelle regioni del Sud, ospedali vecchi e insicuri, governance frammentata. Lombardi: “Serve un piano decennale e una regia nazionale”

lunedì 1 dicembre 2025 - Redazione Build News

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L’edilizia sanitaria italiana è in una fase di “grave criticità strutturale”. Lo afferma il nuovo dossier dell’Ufficio Studi Federcepicostruzioni, che fotografa lo stato di avanzamento della Missione 6 – Salute del PNRR e del Piano Nazionale Complementare, rivelando una situazione ben lontana dai target europei: al 30 giugno 2025 è stato speso solo il 34% delle risorse disponibili.

Secondo la Federazione, il blocco amministrativo e operativo riguarda soprattutto il Mezzogiorno, dove i ritardi sono “profondi e sistemici”, e rischiano di compromettere il rispetto delle scadenze UE e l’impatto reale degli investimenti.

Ospedali vecchi e poco sicuri: il 70% delle strutture costruito prima del 1980

Il dossier evidenzia un quadro infrastrutturale critico: il 70% degli ospedali italiani ha più di 40 anni, con picchi ben superiori nel Sud, dove molte strutture superano i 60 anni.

Le carenze più diffuse riguardano antisismica, efficienza energetica, percorsi clinici e dotazioni tecnologiche. In confronto, la Germania ha ospedali con età media inferiore ai 30 anni e la Francia ha già completato cicli pluriennali di ristrutturazioni. In Italia invece manca un piano strutturale da oltre 25 anni.

Rischio sismico nel Mezzogiorno: oltre il 60% delle strutture da adeguare

Secondo Federcepicostruzioni, regioni come Campania, Calabria e Sicilia hanno più del 60% degli edifici sanitari non adeguati sismicamente.

«Non è solo una questione economica – avverte il presidente Antonio Lombardi – ma di procedure lente e autorizzazioni interminabili. La messa in sicurezza deve diventare la priorità assoluta».

Missione 6 in ritardo: spesa ferma e rischio congestione nel biennio finale

Nonostante i 20,9 miliardi complessivi destinati all’edilizia sanitaria (tra PNRR, PNC e fondi nazionali), la spesa effettiva resta limitata: 6,6 miliardi al 30 giugno, pari al 34,4%.

La quasi totalità degli investimenti più complessi (adeguamenti sismici, edilizia pesante, Ospedali di Comunità) è stata programmata negli ultimi due anni del Piano, con un picco di 7 miliardi nel solo 2025.

Ritardi che, secondo il dossier, “aumentano il rischio di congestione amministrativa e di mancato completamento entro le scadenze 2026”.

Le linee di intervento più in difficoltà

Il Centro Studi individua tre aree critiche:

1. Ospedali di Comunità

  • Previsti: 428
  • Completati: 14
  • Spesa: 15,1%

È l’intervento con il ritardo più marcato, con impatto diretto sulla riorganizzazione territoriale prevista dal DM 77/2022.

2. Case della Comunità

  • Target ridotto da 1.350 a 1.038 strutture
  • Spesa molto inferiore alle attese, con forti differenze regionali

3. Ospedali sicuri e sostenibili

  • Ritardi per inflazione dei materiali, autorizzazioni complesse e carenza di imprese specializzate
  • Interventi concentrati negli ultimi mesi del Piano: rischio di non completare in tempo
  • Il divario territoriale: Nord efficiente, Sud in sofferenza

Il dossier mette nero su bianco la crescente distanza tra regioni “veloci” e “lente”.

Le regioni più avanzate

  • Valle d’Aosta: spesa all’80,9%
  • Emilia-Romagna: tra il 25 e il 28%
  • Piemonte: tra il 20 e il 25%

Tutti territori con amministrazioni solide, personale tecnico qualificato e stazioni appaltanti efficienti.

Le regioni in grave ritardo

  • Molise: 1,6–1,7%
  • Calabria: 9,4% (ma solo 1,2% sugli adeguamenti sismici)
  • Sardegna: 6,2–7,2%
  • Basilicata: 6,4%
  • Campania: 7,8%

Le cause? Carenza di personale tecnico, difficoltà progettuali, frammentazione amministrativa, lentezza nelle autorizzazioni e complessità nei bandi.

Dalla governance alla digitalizzazione: le altre criticità

Federcepicostruzioni evidenzia:

  • assenza di una cabina di regia nazionale, che crea disomogeneità tra territori
  • ospedali “energivori” che costano 1,3 miliardi l’anno in bollette
  • ritardi nella digitalizzazione e nelle tecnologie cliniche
  • procedure autorizzative eccessivamente lunghe (18–24 mesi invece dei 6–9 auspicati)
  • gare frammentate e carenza di stazioni appaltanti qualificate
  • difficoltà nel reperire imprese in grado di rispettare cronoprogrammi serrati

La proposta: un piano decennale per salvare l’edilizia sanitaria

Per il presidente Antonio Lombardi, l’unica via d’uscita è una strategia nazionale articolata in cinque direttive:

A) Piano decennale per la messa in sicurezza e modernizzazione delle strutture

B) Procedure accelerate e semplificate

C) Continuità e certezza dei finanziamenti

D) Standard digitali e tecnologici comuni

E) Una cabina di regia stabile tra Stato, Regioni e imprese

«La sanità è l’anello più fragile del PNRR – conclude Lombardi –. Senza scelte coraggiose rischiamo di perdere risorse e, soprattutto, l’occasione di garantire sicurezza e qualità ai cittadini. L’edilizia sanitaria deve diventare la priorità nazionale».

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