L’edilizia sanitaria italiana è in una fase di “grave criticità strutturale”. Lo afferma il nuovo dossier dell’Ufficio Studi Federcepicostruzioni, che fotografa lo stato di avanzamento della Missione 6 – Salute del PNRR e del Piano Nazionale Complementare, rivelando una situazione ben lontana dai target europei: al 30 giugno 2025 è stato speso solo il 34% delle risorse disponibili.
Secondo la Federazione, il blocco amministrativo e operativo riguarda soprattutto il Mezzogiorno, dove i ritardi sono “profondi e sistemici”, e rischiano di compromettere il rispetto delle scadenze UE e l’impatto reale degli investimenti.
Ospedali vecchi e poco sicuri: il 70% delle strutture costruito prima del 1980
Il dossier evidenzia un quadro infrastrutturale critico: il 70% degli ospedali italiani ha più di 40 anni, con picchi ben superiori nel Sud, dove molte strutture superano i 60 anni.
Le carenze più diffuse riguardano antisismica, efficienza energetica, percorsi clinici e dotazioni tecnologiche. In confronto, la Germania ha ospedali con età media inferiore ai 30 anni e la Francia ha già completato cicli pluriennali di ristrutturazioni. In Italia invece manca un piano strutturale da oltre 25 anni.
Rischio sismico nel Mezzogiorno: oltre il 60% delle strutture da adeguare
Secondo Federcepicostruzioni, regioni come Campania, Calabria e Sicilia hanno più del 60% degli edifici sanitari non adeguati sismicamente.
«Non è solo una questione economica – avverte il presidente Antonio Lombardi – ma di procedure lente e autorizzazioni interminabili. La messa in sicurezza deve diventare la priorità assoluta».
Missione 6 in ritardo: spesa ferma e rischio congestione nel biennio finale
Nonostante i 20,9 miliardi complessivi destinati all’edilizia sanitaria (tra PNRR, PNC e fondi nazionali), la spesa effettiva resta limitata: 6,6 miliardi al 30 giugno, pari al 34,4%.
La quasi totalità degli investimenti più complessi (adeguamenti sismici, edilizia pesante, Ospedali di Comunità) è stata programmata negli ultimi due anni del Piano, con un picco di 7 miliardi nel solo 2025.
Ritardi che, secondo il dossier, “aumentano il rischio di congestione amministrativa e di mancato completamento entro le scadenze 2026”.
Le linee di intervento più in difficoltà
Il Centro Studi individua tre aree critiche:
1. Ospedali di Comunità
- Previsti: 428
- Completati: 14
- Spesa: 15,1%
È l’intervento con il ritardo più marcato, con impatto diretto sulla riorganizzazione territoriale prevista dal DM 77/2022.
2. Case della Comunità
- Target ridotto da 1.350 a 1.038 strutture
- Spesa molto inferiore alle attese, con forti differenze regionali
3. Ospedali sicuri e sostenibili
- Ritardi per inflazione dei materiali, autorizzazioni complesse e carenza di imprese specializzate
- Interventi concentrati negli ultimi mesi del Piano: rischio di non completare in tempo
- Il divario territoriale: Nord efficiente, Sud in sofferenza
Il dossier mette nero su bianco la crescente distanza tra regioni “veloci” e “lente”.
Le regioni più avanzate
- Valle d’Aosta: spesa all’80,9%
- Emilia-Romagna: tra il 25 e il 28%
- Piemonte: tra il 20 e il 25%
Tutti territori con amministrazioni solide, personale tecnico qualificato e stazioni appaltanti efficienti.
Le regioni in grave ritardo
- Molise: 1,6–1,7%
- Calabria: 9,4% (ma solo 1,2% sugli adeguamenti sismici)
- Sardegna: 6,2–7,2%
- Basilicata: 6,4%
- Campania: 7,8%
Le cause? Carenza di personale tecnico, difficoltà progettuali, frammentazione amministrativa, lentezza nelle autorizzazioni e complessità nei bandi.
Dalla governance alla digitalizzazione: le altre criticità
Federcepicostruzioni evidenzia:
- assenza di una cabina di regia nazionale, che crea disomogeneità tra territori
- ospedali “energivori” che costano 1,3 miliardi l’anno in bollette
- ritardi nella digitalizzazione e nelle tecnologie cliniche
- procedure autorizzative eccessivamente lunghe (18–24 mesi invece dei 6–9 auspicati)
- gare frammentate e carenza di stazioni appaltanti qualificate
- difficoltà nel reperire imprese in grado di rispettare cronoprogrammi serrati
La proposta: un piano decennale per salvare l’edilizia sanitaria
Per il presidente Antonio Lombardi, l’unica via d’uscita è una strategia nazionale articolata in cinque direttive:
A) Piano decennale per la messa in sicurezza e modernizzazione delle strutture
B) Procedure accelerate e semplificate
C) Continuità e certezza dei finanziamenti
D) Standard digitali e tecnologici comuni
E) Una cabina di regia stabile tra Stato, Regioni e imprese
«La sanità è l’anello più fragile del PNRR – conclude Lombardi –. Senza scelte coraggiose rischiamo di perdere risorse e, soprattutto, l’occasione di garantire sicurezza e qualità ai cittadini. L’edilizia sanitaria deve diventare la priorità nazionale».