Il comparto lapideo toscano si trova a un bivio cruciale. A sottolinearlo è Agostino Pocai, presidente della sezione Lapidei di Confindustria Toscana Nord, che interviene sulle istanze presentate dal sistema confindustriale alla Regione Toscana. Al centro del dibattito, due questioni strategiche: la gestione dei residui di lavorazione e il rapporto tra imprese e normative regionali sulle attività estrattive.
«Per le nostre aziende, le norme regionali hanno un impatto diretto e profondo, spesso più delle stesse normative nazionali», spiega Pocai. Il primo nodo è legato all'utilizzo dei residui di marmo e pietre: in molte regioni italiane questi materiali, opportunamente gestiti, vengono reimpiegati per interventi di riqualificazione ambientale — dal riempimento di cave dismesse all’impermeabilizzazione dei capping nelle discariche, fino al consolidamento degli argini fluviali.
In Toscana, invece, prevale ancora un approccio restrittivo, che ostacola l’impiego diretto di questi sottoprodotti e li equipara di fatto a rifiuti. «Ma non si tratta di scarti da smaltire — precisa Pocai — bensì di materiali che, se provenienti da processi produttivi controllati, possono essere subito riutilizzati secondo i principi dell’economia circolare. Una pratica che ridurrebbe l’impatto ambientale e abbatterebbe i costi di smaltimento, oggi insostenibili, specie in un momento di contrazione della domanda».
L’altro tema chiave riguarda il dialogo con la Regione su norme e autorizzazioni per le attività estrattive. Il settore chiede maggiore apertura e confronto, in particolare su aspetti come la tracciabilità dei materiali, la sostenibilità ambientale e la valorizzazione delle filiere corte. «Serve un confronto libero da pregiudizi — conclude Pocai — consapevoli che la tutela dell’ambiente può convivere con le esigenze produttive, se supportata da regole chiare e da una visione condivisa del futuro del territorio»