“Positivo che si riconosca finalmente la centralità del Consulente tecnico d’ufficio all’interno del sistema giudiziario, ma per rendere davvero efficace la riforma è fondamentale intervenire con decisione su due aspetti chiave: il percorso formativo e l’adeguamento dei compensi professionali”. Così Andrea De Maio, Presidente della Fondazione Inarcassa, nel corso della audizione che si è svolta l'8 maggio scorso davanti alla Commissione Giustizia del Senato sulla riforma della disciplina dei Consulenti tecnici d’ufficio.
“La consulenza tecnica d’ufficio”, ha aperto De Maio, “assume un ruolo chiave nella dimensione pubblica del processo: una consulenza eseguita con rigore da un professionista qualificato agevola il lavoro del giudice, e riduce il rischio di contenzioso nelle fasi successive del procedimento”. Il Presidente ha quindi ribadito il giudizio positivo sul Decreto del Ministero della Giustizia (n. 109 del 4 agosto 2023) che ha introdotto importanti criteri per l’iscrizione agli albi dinamici dei CTU, tra cui la specializzazione per settori di competenza e l’aggiornamento continuo. “Misure”, ha commentato, “che vanno nella giusta direzione e che abbiamo sostenuto fin dal principio”.
Formazione
De Maio ha comunque evidenziato la necessità di interventi correttivi su due punti per rendere la riforma organica e completa. Il primo riguarda il tema della formazione: la proposta del disegno di legge (n. 683) che introduce un corso propedeutico all’iscrizione all'albo, di dodici mesi con almeno 200 ore formative “è eccessivamente onerosa. La specializzazione del CTU”, ha spiegato ancora, “si fonda infatti su una formazione tecnica che il professionista iscritto a un albo professionale ha già acquisito durante il percorso accademico, l’esperienza professionale e l’aggiornamento continuo obbligatorio per legge. Piuttosto la formazione specifica per i CTU dovrebbe focalizzarsi esclusivamente su materie giuridico-procedurali, con un carico formativo più contenuto, in linea con le previsioni del Ddl n.1076 - di cui la Fondazione condivide le finalità - che istituisce a tal fine uno specifico percorso di 18 ore”.
Revisione dei compensi
Altro tema su cui i professionisti hanno chiesto maggiore attenzione è la revisione dei compensi: “oggi il CTU continua a essere retribuito secondo tariffe ferme al 2002, con vacazioni successive alla prima, valorizzate poco più di 4 euro/ora che non rispecchiano né il valore del lavoro svolto da parte dei liberi professionisti, né le responsabilità connesse”. La Fondazione propone quindi un adeguamento dei compensi sulla base dei parametri stabiliti dal decreto ministeriale in attuazione dell’art. 3 della Legge n.49/2023.
In tema di compensi dell’esperto stimatore nelle procedure esecutive immobiliari, condividiamo la proposta del ddl n. 1065, da noi più volte avanzata, volta ad abrogare il terzo comma dell’art. 161 delle disposizioni per l’attuazione del codice di procedura civile, ritornando a parametrare il compenso dell’esperto stimatore al valore di stima dell’immobile e non a quello di vendita.
Infine, sul ddl n. 1068 abbiamo proposto di anticipare a 30 giorni, anziché 3 mesi, il tempo di liquidazione del compenso da parte del giudice a favore del CTU incaricato. “L’auspicio”, ha concluso il Presidente della Fondazione”, è che il legislatore prosegua con coerenza il percorso intrapreso, completando la riforma in modo organico e coerente. Valorizzare il CTU significa, oggi più che mai, rafforzare la credibilità e l’efficienza dell’intero sistema giudiziario”.
Leggi anche: “Ingegneri e Commercialisti: indifferibile l’adeguamento delle tariffe per i Consulenti Tecnici d'Ufficio”