Costruire comunità più consapevoli e capaci di immaginare il proprio futuro attraverso la qualità degli spazi. È questa la visione al centro del nuovo Manifesto di “Abitare il Paese – La cultura della domanda”, presentato oggi a Roma durante il convegno “La scuola oltre la scuola per la città della prossimità”. Il documento rappresenta la nuova tappa del progetto promosso dal Consiglio Nazionale degli Architetti PPC insieme alla Fondazione Reggio Children – Centro Loris Malaguzzi, un’iniziativa avviata nel 2018 che ha messo al centro bambini, ragazzi e scuole come protagonisti attivi dei processi di trasformazione urbana.
Una nuova domanda di architettura, a partire dai più giovani
Il Manifesto mira a sostenere le comunità – e in particolare le giovani generazioni – nella capacità di formulare richieste di qualità per l’habitat in cui vivono: spazi inclusivi, ambienti accoglienti, architetture che favoriscano benessere, relazioni e senso di appartenenza. Allo stesso tempo raccoglie e mette a sistema l’ampia rete di esperienze realizzate negli ultimi anni attraverso processi di co-progettazione tra Ordini degli Architetti, scuole e territori.
Il progetto si fonda sui principi dell’Agenda ONU e rafforza il ruolo della scuola come motore di rigenerazione urbana, creando connessioni tra città e giovani generazioni, chiamate a riflettere e intervenire sugli spazi che abitano quotidianamente.
Crusi: “Comunità capaci di immaginare il futuro”
Per Massimo Crusi, presidente del CNAPPC, “il XXI secolo – il secolo delle città – richiede comunità capaci di costruire una propria visione di futuro per garantire la qualità delle trasformazioni urbane. Il progetto Abitare il Paese promuove la cultura della qualità dello spazio e dell’ambiente costruito, mostrando il valore dell’architettura nel guidare dinamiche sociali e culturali”.
Cannarella: “Progettare significa prendersi cura”
Secondo Lilia Cannarella, responsabile del Dipartimento Partecipazione, inclusione sociale e sussidiarietà del CNAPPC, il Manifesto ricorda che “progettare significa prendersi cura dei luoghi e delle persone che li abitano. La cura è un atto collettivo, quotidiano, condiviso: il Manifesto offre una direzione chiara per costruire spazi che facciano crescere le comunità e rendano il nostro Paese più vivibile e aperto al futuro”.
Fabbi: “Un progetto corale che nasce dalla pedagogia dell’ascolto”
Per Cristian Fabbi, direttore generale della Fondazione Reggio Children, Abitare il Paese “è un progetto corale che ha coinvolto cittadini di ogni età, scuole e comunità, ispirandosi alla pedagogia dell’ascolto e della relazione, eredità preziosa della presidente Carla Rinaldi”.
L’architetto come mediatore di relazioni
Il Manifesto segna anche una svolta professionale per gli Architetti PPC: la figura dell’architetto non è più solo progettista di edifici, ma interprete e facilitatore di relazioni, capace di attivare processi di partecipazione, educazione civica e visione condivisa.
Un coinvolgimento diffuso: numeri e impatto
Dal 2018, Abitare il Paese ha generato un’ampia mobilitazione nel mondo della scuola e dell’architettura:
- 10.000 studenti coinvolti, tra bambini, bambine, ragazze e ragazzi
- 200 scuole di ogni ordine e grado
- 73 Ordini provinciali degli Architetti PPC
- 700 architetti-tutor e insegnanti impegnati nei processi di co-progettazione
Un percorso che testimonia la forza di un approccio partecipato alla costruzione degli spazi e l’importanza di educare le nuove generazioni alla cultura della domanda, per città più eque, sostenibili e a misura di comunità.