La crisi abitativa in Lombardia è ormai un’emergenza strutturale. Lo confermano i numeri: 38.198 alloggi popolari vuoti, spesso inutilizzabili per carenze manutentive, a fronte di una domanda crescente e di un mercato degli affitti sempre meno sostenibile per famiglie, lavoratori e giovani. Nel 2025 le assegnazioni effettive sono state solo 2.528, un dato insufficiente a colmare il divario tra bisogni reali e offerta disponibile.
A lanciare un appello è CNA Lombardia, che chiede un rilancio immediato dell’housing sociale attraverso una strategia integrata che coinvolga imprese artigiane, filiere tecniche e governance regionale.
Affitti troppo alti e area grigia in aumento
La pressione abitativa non riguarda solo le fasce fragili. Secondo i dati del 2025, il peso dell’affitto ha raggiunto in media il 31% del reddito, con punte del 38% nelle grandi città. A Milano, la quota supera spesso il 40%, arrivando oltre il 50% in molte zone semicentrali. Un trend che sta allargando la cosiddetta “area grigia”: cittadini troppo “ricchi” per accedere alle graduatorie ERP, ma troppo poveri per sostenere il mercato libero.
Con il 55,8% della popolazione lombarda residente in aree urbane funzionali, lo squilibrio tra domanda e offerta è destinato a crescere se non si interviene rapidamente.
CNA: “Housing sociale come infrastruttura strategica”
Per CNA Lombardia, l’housing sociale deve diventare una leva di sviluppo, non una misura emergenziale. La Confederazione propone quattro indirizzi operativi:
- Valorizzare la filiera artigiana nella rigenerazione urbana, favorendo interventi rapidi di riqualificazione e manutenzione.
- Investire in formazione tecnica qualificata, in particolare su efficienza energetica e sicurezza edilizia.
- Rendere gli appalti realmente accessibili alle PMI, con bandi frazionabili e partecipazione stabile ai tavoli istituzionali.
- Sviluppare soluzioni abitative per lavoratori e giovani, integrando il tema casa nel welfare aziendale e nella bilateralità artigiana.
Secondo Giovanni Bozzini, Presidente CNA Lombardia, è necessario un cambio di passo:
«L’housing sociale deve diventare una vera infrastruttura strategica. La rigenerazione rapida del patrimonio ERP e appalti calibrati sulle PMI sono essenziali per rispondere a una crisi socioeconomica che pesa su migliaia di famiglie».
Missione Lombardia: risorse importanti, ma la macchina si muove lentamente
La Regione ha avviato negli ultimi anni il piano “Missione Lombardia”, mobilitando fondi europei, statali e PNRR per un totale di oltre 1,5 miliardi di euro destinati al Piano Casa dal 2022. Il modello lombardo punta su:
- edilizia popolare,
- canoni calmierati,
- rigenerazione urbana,
- transizione ecologica,
- mix sociale.
Tuttavia, osserva CNA, l’enorme quantità di alloggi vuoti dimostra che agli investimenti devono affiancarsi procedure più snelle, governance stabile e maggiore partecipazione delle micro e piccole imprese.
Una filiera che può essere motore di sviluppo
Per Paolo Panciroli, responsabile CNA Lombardia Costruzioni, l’occasione è duplice:
«Un serio Piano Casa può riqualificare il patrimonio pubblico e rilanciare la filiera della costruzione e degli impianti. Occorre però rendere gli appalti frazionati e accessibili, per trasformare l’edilizia sociale in una vera politica industriale».
Lo stesso concetto viene ribadito dal Segretario CNA Lombardia, Stefano Binda, che richiama il legame tra abitare, sviluppo urbano e coesione sociale:
«La crisi abitativa si intreccia con la crisi demografica ed energetica del Paese. Servono risorse certe e una visione che unisca qualità urbana, produttività e sostenibilità».
Riqualificazione energetica: la grande sfida dei prossimi anni
Un altro fronte cruciale è quello dell’efficientamento energetico. Bozzini ricorda che, per rispettare gli obiettivi europei, sarebbe necessario intervenire su 3,2 milioni di abitazioni entro il 2035, per un costo minimo stimato di 170 miliardi di euro.
CNA chiede quindi:
- un fondo pluriennale nazionale per ampliare il patrimonio ERP;
- un programma continuativo di rigenerazione del pubblico;
- la stabilizzazione degli incentivi per l’efficienza energetica;
- un Testo Unico sull’Housing Sociale che riordini norme e strumenti;
- il potenziamento delle Agenzie per la Casa per il mercato privato.
“L’Italia deve colmare un divario europeo”
Il confronto internazionale è impietoso. L’Olanda ha il 29% di edilizia popolare, la media europea è del 15%, ma l’Italia è molto indietro.
Bozzini commenta:
«Siamo un Paese in cui la casa rappresenta un valore identitario e familiare. Ma senza una politica abitativa strutturale, la crisi casa diventerà il maggiore ostacolo alla crescita e alla capacità di trattenere le energie migliori».
Verso un nuovo modello abitativo
La proposta di CNA Lombardia mira a una visione più ampia: considerare l’housing sociale come una politica industriale, sociale e territoriale insieme, capace di generare lavoro, inclusione, sostenibilità e maggiore attrattività dei territori.
In un contesto segnato da richieste in aumento, salari stagnanti e costi abitativi in crescita, la rigenerazione del patrimonio pubblico e il coinvolgimento delle imprese artigiane rappresentano una risposta concreta e immediata per dare nuova vita a migliaia di alloggi oggi inutilizzati.
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