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Decreto Aree Idonee Rinnovabili e caro energia: appello di Elettricità Futura alle Regioni

Per ridurre i prezzi dell’energia elettrica, è fondamentale il contributo degli impianti FER. Con il DM Aree Idonee, il Governo ha demandato alle Regioni la totale discrezionalità nell’individuazione delle aree idonee all’installazione di impianti di produzione di energia rinnovabile

lunedì 9 settembre 2024 - Alessandro Giraudi

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L'Associazione Elettricità Futura lancia un appello alle Regioni: ora dipende dalle leggi regionali sulle aree idonee la possibilità di installare impianti rinnovabili, che offrono a imprese e famiglie elettricità al minor costo.

Il DM Aree Idonee in vigore dal 3 luglio

Ricordiamo che il 3 luglio 2024 è entrato in vigore il decreto 21 giugno 2024 (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 153 del 2 luglio) con il quale il Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza energetica disciplina l’individuazione di superfici e aree idonee per l’installazione di impianti a fonti rinnovabili. Il provvedimento, in attuazione dell’art. 20, commi 1 e 2, del decreto legislativo n. 199 del 2021 (Attuazione della direttiva 2018/2001/Ue sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili), ha la finalità di individuare la ripartizione fra le regioni e le province autonome dell’obiettivo nazionale al 2030 di una potenza aggiuntiva pari a 80 GW da fonti rinnovabili rispetto al 31 dicembre 2020, necessaria per raggiungere gli obiettivi fissati dal PNIEC e rispondere ai nuovi obiettivi derivanti dall’attuazione del pacchetto « Fit for 55 », anche alla luce del pacchetto « Repower UE ».

Riportiamo il comunicato di Elettricità Futura: “Per resistere alle alte temperature del mese di agosto, in Italia è aumentata la domanda di energia elettrica, abbiamo utilizzato più gas per produrla, e soltanto il 40% dell’elettricità che abbiamo consumato è stata prodotta con le energie rinnovabili. Il risultato? Un aumento di quasi il 15% del prezzo dell’energia elettrica (PUN medio) rispetto al mese di luglio.

L’Italia è il Paese europeo che più fa ricorso al gas per produrre energia elettrica, un combustibile che per il 96% importiamo dall’estero. Siamo quindi i più esposti in Europa alla volatilità del prezzo del gas che dipende da equilibri geopolitici fuori dal nostro controllo, come la guerra della Russia contro l’Ucraina e il conflitto in Medio Oriente.

Per aumentare la sicurezza energetica del Paese, raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030 e ridurre i prezzi dell’energia elettrica - una priorità irrimandabile per ridare competitività alle imprese italiane e tagliare la spesa per le famiglie - è urgente: 1. Aumentare la produzione nazionale di energia elettrica; 2. Accelerare l’installazione delle tecnologie che producono elettricità al minor costo, ovvero gli impianti rinnovabili, e che utilizzano risorse nazionali (acqua, sole, vento, biomasse), e la diffusione dei sistemi di accumulo; 3. Eliminare le barriere normative che frenano lo sviluppo delle rinnovabili e ne fanno aumentare i costi di realizzazione, già adesso tra i più alti d’Europa a causa della burocrazia.

Con il Decreto Aree Idonee un'enorme responsabilità alle Regioni

“La possibilità di farlo dipende adesso dalle Regioni perché, con il Decreto Aree Idonee, il Governo ha demandato a livello regionale la totale discrezionalità nell’individuazione delle aree idonee all’installazione di impianti di produzione di energia rinnovabile”, dichiara Agostino Re Rebaudengo, Presidente Elettricità Futura. “Le Regioni hanno una responsabilità enorme di fronte al Paese: utilizzare questa delega in bianco per permettere di installare gli impianti rinnovabili necessari a ridurre i prezzi dell’elettricità, a rendere l’Italia più sicura e competitiva e a rispettare gli obiettivi al 2030 sottoscritti a livello nazionale, europeo e mondiale”.

È di fondamentale importanza che nella nuova definizione delle aree idonee di competenza delle Regioni siano fatti salvi i progetti che dal 2021 ad oggi sono stati localizzati nelle aree definite idonee ai sensi del decreto che ha attuato la RED II (aree idonee ex lege, art. 20 comma 8 d.lgs. 199/2021).

Inoltre, in merito al regime transitorio, le Regioni, in coerenza con quanto fatto dal Governo con l'art. 5 del Decreto Agricoltura (D.L. 63/2024), dovrebbero prevedere che le nuove disposizioni non si applichino ai progetti per i quali, alla data di entrata in vigore della legge regionale, sia stata avviata almeno una delle procedure amministrative necessarie ad ottenere l’autorizzazione a realizzare l’impianto.

Già proposti ricorsi contro il Decreto Aree Idonee

Inserire almeno queste due previsioni nelle leggi regionali permetterà anche di limitare il numero di ricorsi contro il DM Aree Idonee e le Regioni stesse, un provvedimento che arriva con oltre due anni di ritardo e presenta evidenti profili di illegittimità, alcuni di immediato rilievo - violando i principi (anche sovranazionali) di tutela dell’affidamento, di certezza del diritto, di massima diffusione delle fonti rinnovabili e il principio di “limitazione al minimo necessario delle zone di esclusione in cui non può essere sviluppata l’energia rinnovabile” (come previsto dalla recente Raccomandazione della Commissione UE 2024/1343) - altri di rilevanza potenziale in quanto dipendono dal contenuto delle leggi regionali di attuazione che dovranno essere adottate entro dicembre 2024.

Elettricità Futura è intervenuta ad adiuvandum nei ricorsi già proposti dalle imprese avverso il DM Aree idonee che il 5 settembre sono stati discussi in sede cautelare ai fini della sospensione del Decreto stesso.

Se nelle leggi regionali non venissero previste almeno queste due misure, diventerebbe praticamente impossibile realizzare nuovi impianti, e i costi dei pochissimi progetti rinnovabili che vedrebbero la luce salirebbero notevolmente, causando un aumento del prezzo dell’elettricità prodotta.

I costi dell'energia elettrica in Italia

Già adesso i costi per gli operatori che producono elettricità in Italia sono più elevati rispetto agli altri Paesi europei, a causa dei costi dei terreni e di sviluppo dei progetti (che incidono per oltre il 40% sul costo di realizzazione di un impianto fotovoltaico di grande taglia), dei maggiori oneri burocratici e della lunghezza degli iter autorizzativi.

Il peso della burocrazia e la forte dipendenza dal gas concorrono a fare aumentare i costi: questi fattori andrebbero considerati quando si mettono a paragone i prezzi dell’elettricità in Italia rispetto agli altri Paesi europei. E insieme a questi, ci sono anche altri aspetti fondamentali di cui tener conto, altrimenti il dibattito si riduce ad una semplificazione fuorviante che compara “mele con pere”.

Per esempio, non bisogna confondere il prezzo spot dell’elettricità nei diversi Paesi europei – quello che si raggiunge in certe ore del giorno – con il prezzo che viene effettivamente pagato da cittadini e imprese.

Entrando nel dettaglio dei prezzi per le diverse tipologie di consumatori, bisogna tener conto delle forti diversità tra i Paesi europei (Francia, Germania, Italia) in termini di sostegni pubblici alle imprese energivore, un fattore che incide sul costo dell’elettricità. Andrebbero considerate anche le differenze fiscali: negli altri Paesi europei c'è una tassazione più bassa rispetto all’Italia”.

Leggi anche: “Aree Idonee Rinnovabili, il decreto è in Gazzetta

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