Progetti

Innovazione e sostenibilità: la clinica di neuroriabilitazione e paraplegiologia di Basilea

Il progetto curato dallo studio svizzero Herzog & de Meuron dimostra come il ricorso a tecnologie prefabbricate a secco integrate in una struttura puntiforme permetta di garantire flessibilità funzionale e compositiva nel tempo

giovedì 2 maggio 2024 - a cura di Progettare per la Sanità

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Il progetto della clinica di neuroriabilitazione e paraplegiologia di Basilea è stato sviluppato nel 1998 dallo studio di progettazione Herzog & de Meuron per venire in contro alle richieste dalla committenza di realizzare un edificio capace di ospitare 110 posti letto e 550 degenti al giorno, che non avesse però le caratteristiche di una clinica ospedaliera, ma ricordasse, per le scelte spaziali e tecnologiche, un piccolo insediamento urbano.

Seguendo questo input sia il progetto del nuovo corpo di fabbrica, che quello dell’ampliamento, sono stati concepiti con l’obiettivo di soddisfare sia le esigenze funzionali del personale ospedaliero che quelle dei pazienti paraplegici, costretti a restare per periodi molto lunghi (anche superiori ai 18 mesi) all’interno del REHAB.

Questa duplice necessità ha portato alla realizzazione di una struttura a padiglione, compatta per forma ma dinamica nella concezione planimetrica e spaziale, caratterizzata dalla presenza di ambienti multifunzionali e diversificati nei quali trascorrere il tempo libero, in solitudine o compagnia, tra una seduta terapeutica e l’altra.


Il corpo di fabbrica realizzato nel 1999 è stato così concepito come un parallelepipedo di due piani, nel quale le strutture terapeutiche e mediche sono state collocate al piano terra, mentre le camere di degenza (tutte di 42,00 mq di superficie) sono state poste al secondo piano, favorendo la vista verso l’esterno attraverso l’integrazione di un grande ballatoio a terrazza coperto.

Con l’obiettivo di facilitare gli spostamenti di tutte le tipologie di pazienti ospitati, affetti da diversi gradi di disabilità, gli spazi interni, sono stati articolati intorno ad una sequenza variegata di rampe, cortili e giardini, riconoscibili per le caratteristiche funzionali e tecnologiche adottate. Si tratta di elementi di connessione che, oltre a servire come ambienti di sosta e di orientamento, sono stati progettati per ottimizzare la distribuzione della luce naturale all’interno dell’edificio. Lo studio August + Margrith Künzel è stato chiamato a curarne la componente paesaggistica, implementando la presenza di elementi vegetali all’interno ed all’esterno del corpo di fabbrica con l’obiettivo di realizzare un ambiente biofilico che potesse contribuire ad accelerare i processi di guarigione dei pazienti e permettesse di armonizzare l’impatto dell’edificio rispetto all’ambiente circostante.


Gli ambulatori e le stanze di degenza sono stati articolati in modo variegato attorno ai giardini-cortili (chiamati rispettiva- mente: giardino dell’acqua; giardino alla francese; giardino terapeutico e piscina), quasi fossero elementi tipologici di un micro-assetto urbano nel quale replicare la sequenza: abitazione, piazza, strada.

Allo stesso modo, gli ambienti comuni e di cura sono tati sviluppati come volumi iconici, riconoscibili per forma e caratteristiche estetiche e materiche, adottando scelte compositive e funzionali finalizzate a creare diversi gradi di comfort indoor. È questo, ad esempio il caso della piscina, posta all’interno di una piramide in calcestruzzo armato realizzata al centro dell’omonimo cortile, e caratterizzata dalla presenza di una moltitudine di solar pipe che portano luce, attraverso altrettante aperture circolari, all’interno dello spazio di cura e relax, emulando l’effetto del cielo stellato. In linea con la filosofia dello studio Herzog & de Meuron il progetto è stato sviluppato per raggiungere elevati standard energetico-ambientali, adottando soluzioni di involucro caratterizzate dall’uso del legno e del vetro e capaci di armonizzare il corpo di fabbrica con la natura circostante. In particolar modo, il legno, declinato nelle sue infinite variabili cromatiche, diventa l’elemento di riconoscimento del REHAB e viene integrato: nei pavimenti in rovere; nelle pareti rivestite con pannelli in larice e rovere; nei controsoffitti realizzati in multistrato d’abete; nelle schermature dei grandi ballatoi del secondo piano, realizzate con piccoli listelli di quercia a sezione circolare connessi da sfere di vetro acrilico; nei telai in rovere dei grandi infissi trasparenti. Analogamente, il tetto giardino estensivo, intervallato dalle calotte semisferiche di grandi solar pipe (del diametro di due metri) che portano luce naturale all’interno delle stanze di degenza, chiude l’edificio in alzato, connettendo idealmente e visivamente i pazienti, spesso costretti a passare lunghi periodi distesi in un letto, con il cielo e la campagna circostante.

Il progetto

Realizzato tra il 2018 e il 2020, segue idealmente l’approccio adottato per la costruzione del primo edificio. L’intervento, motivato dalla necessità di realizzare nuovi ambienti di degenza dedicati ai malati affetti da disturbi comportamentali, ha riguardato la trasformazione di alcuni spazi al piano terra, con la riduzione della superficie di uno dei cortili interni e la realizzazione di un nuovo volume sopra il vecchio solaio di copertura. Si tratta di un ambiente, interamente realizzato con strutture prefabbricate in legno e caratterizzato dalla presenza di quattro grandi spazi utilizzabili dai pazienti durante le pause terapeutiche (una grande zona pranzo-cucina, un soggiorno e due sale relax) a cui si sommano alcune stanze di servizio (come spogliatoi ed uffici) ed una grande terrazza coperta che si affaccia verso il paesaggio circostante.

La flessibilità planimetrica dell’impostazione compositiva originaria e la possibilità di utilizzare le stesse tecnologie costruttive del 1999 hanno fatto si che l’intervento di integrazione ed ampliamento risultasse pienamente integrato con il corpo di fabbrica esistente, senza alterarne l’impostazione e l’impatto energetico ambientale, supportando l’approccio olistico alla progettazione ospedaliera messo a punto dallo studio svizzero Kerzog & de Meuron proprio nel progetto di questo edificio, che può considerarsi non a caso il primo di una lunga serie di sperimentazioni di successo che si sono susseguite dal 1999 ai giorni nostri e che sono state finalizzate a validare un modello spaziale e tecnologico legato al concetto di umanizzazione degli ambienti ospedalieri.

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