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“L’Italia che Ricicla 2025”: tra risultati eccellenti e filiere in crisi il nuovo Rapporto ASSOAMBIENTE

Presentato a Roma il report annuale sul riciclo: il Paese resta ai vertici europei, ma plastica, edilizia, tessile e RAEE mostrano ritardi, mancanza di mercato e frammentazione industriale

giovedì 11 dicembre 2025 - Redazione Build News

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L’economia circolare italiana continua a esprimere punte di eccellenza, ma fatica ancora a trasformare il suo potenziale in una strategia industriale capace di competere sul lungo periodo. È quanto emerge dall’edizione 2025 de “L’Italia che Ricicla”, il rapporto annuale promosso dalla sezione UNICIRCULAR di ASSOAMBIENTE e presentato oggi a Roma.

Il documento traccia un quadro chiaro: l’Italia mantiene performance di riciclo molto elevate, soprattutto nelle filiere storiche come carta, vetro e metalli, ma parallelamente mostra fragilità strutturali nei settori della plastica, del tessile, dell’edilizia e dei RAEE, dove la raccolta è ancora insufficiente e i materiali riciclati faticano a trovare un mercato maturo.

Rifiuti urbani e speciali: i numeri del sistema italiano

Nel 2025 i rifiuti prodotti in Italia ammontano a 193,8 milioni di tonnellate, di cui la quota predominante — 164,5 milioni di tonnellate — è rappresentata dai rifiuti speciali. La maggior parte deriva da costruzione e demolizione (50,6%) e dalle attività manifatturiere (16,8%).

I rifiuti urbani si attestano invece a 29,3 milioni di tonnellate, con una composizione dominata dall’organico (34,7%), seguito da carta-cartone (21,8%) e plastica (12,8%).

La raccolta differenziata continua a crescere e raggiunge il 66,6%, mentre il 54% dei rifiuti urbani viene avviato a riciclo. Ancora migliori le performance dei rifiuti speciali, con un tasso di riciclo del 73,1%.

Eccellenze senza una strategia industriale

Nonostante i buoni risultati, il rapporto mette in luce l’assenza di una vera visione industriale capace di valorizzare pienamente le materie prime seconde. Il riciclo, pur performante, non riesce ancora a ridurre in modo significativo la dipendenza dalle importazioni di materie prime ed energia.

Le criticità più acute riguardano:

  • plastica: concorrenza dei polimeri vergini a prezzi più bassi, alti costi energetici e incertezza normativa;
  • edilizia: gli aggregati riciclati, pur in presenza di alti tassi di recupero, faticano a trovare sbocchi di mercato;
  • tessile e RAEE: bassi livelli di raccolta e difficoltà nel recupero di materiali critici.

Anche nei comparti più solidi, come carta e vetro, l’elevato consumo energetico degli impianti e il peso del sistema ETS europeo incidono pesantemente sulla competitività.

Un settore frammentato che ha bisogno di crescere

Il report evidenzia un’altra debolezza: la frammentazione industriale. La maggior parte delle aziende attive nel riciclo sono micro o piccole imprese, spesso penalizzate dalla volatilità dei prezzi e da margini ridotti.

ASSOAMBIENTE sottolinea come la osmosi industriale — collaborazione tra imprese, scambio di sottoprodotti, integrazione delle filiere — possa rappresentare una leva fondamentale per aumentare la produttività e sviluppare veri mercati nazionali delle materie prime seconde.

Le voci dell’industria: regole chiare e domanda stabile

Nel corso della presentazione, i rappresentanti del settore hanno ribadito l’urgenza di un cambio di passo.

Paolo Barberi, Presidente della sezione UNICIRCULAR di ASSOAMBIENTE, ha sottolineato come l’Italia disponga delle competenze e delle tecnologie necessarie, ma manchi un quadro regolatorio e industriale capace di rendere il riciclo una leva strategica per l’economia, non solo un obiettivo ambientale.

Chicco Testa, Presidente di ASSOAMBIENTE, ha rimarcato la necessità di norme stabili, criteri End of Waste chiari, incentivi fiscali adeguati e una politica di acquisti pubblici che premi realmente l’uso di materiali riciclati.

“L’Italia che Ricicla 2025” restituisce l’immagine di un sistema che funziona, ma che rischia di rimanere incompleto. Accanto a eccellenze consolidate convivono filiere bloccate da ostacoli economici, normativi e strutturali.

La sfida dei prossimi anni sarà trasformare i numeri del riciclo in una vera economia circolare industriale, capace di generare valore, competitività e autonomia per il Paese.

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