Efficientamento energetico

Fondo Nazionale per l’efficienza energetica: il punto al convegno di Federesco e FIRE

Lo strumento può contribuire alla promozione di un uso più razionale dell’energia e al raggiungimento degli obiettivi al 2030. Se gestito bene sarà un valido supporto per nuovi investimenti, ma un limite del Fondo è la dotazione iniziale

martedì 19 marzo 2019 - Redazione Build News

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L’avvio del Fondo nazionale per l’efficienza energetica rappresenta una fase importante per l’Italia: lo strumento, può infatti contribuire alla promozione di un uso più razionale dell’energia e al raggiungimento degli obiettivi al 2030.

Questo uno degli aspetti emerso lo scorso 13 marzo dal convegno organizzato da Federesco e FIRE a Roma, nella Sala Capitolare presso il Chiostro del Convento di Santa Maria sopra Minerva. A confrontarsi sul Fondo, spiegandone il suo funzionamento e le caratteristiche, nonché le modalità di accesso e le opportunità per imprese ed enti pubblici, alcuni degli attori istituzionali coinvolti nel disegno e nella gestione del Fondo stesso: Andrea Cioffi (Sottosegretario Ministero dello Sviluppo Economico), Gianni Pietro Girotto (Presidente X Commissione al Senato), Corrado Diotallevi (Invitalia), Arturo Cancrini (Cancrini e Partners), Elena Bruni (Confindustria) Giada Maio (ANCI), Raffaele Rinaldi (ABI), Andrea Abodi (Istituto per il Credito Sportivo) e Antonio Pratesi (Banca Etica).

Lo strumento a disposizione di imprese, ESCO e amministrazioni pubbliche è stato disegnato per facilitare gli investimenti in misure di efficientamento energetico di edifici, processi industriali, reti di teleriscaldamento, impianti termici e sistemi di illuminazione pubblica. Ha una dotazione di 185 milioni di euro, che saliranno a 310 milioni di euro nel 2020 e che è previsto siano incrementati ulteriormente negli anni, destinata per il 70% ai finanziamenti a tasso agevolato e per il 30% a fondo di garanzia.

“Gli incentivi del Fondo nazionale efficienza energetica, rivolti ad imprese e PA, puntano al rispetto degli impegni assunti in ambito europeo sulla riduzione dei consumi energetici. La nuova misura, in ogni caso, è un punto di partenza: ulteriori affinamenti potranno avvenire sulla base dei primi risultati raggiunti” ha affermato Diotallevi di Invitalia.

Il ricorso a fondi rotativi potrebbe permettere di incoraggiare investimenti senza riscontrare alcune delle problematiche tipiche di altri incentivi e favorendo la movimentazione di capitali privati mediante il finanziamento tramite terzi. Inoltre, vanno a promuovere delle misure che hanno mercato e che possono avere un peso all’interno degli obiettivi del Paese, sia in termini di efficienza sia in termini di competitività.

“L’avvio del Fondo nazionale per l’efficienza energetica ormai in ritardo da più di quattro anni, contribuirà certamente ad aumentare il numero di interventi che saranno realizzati”, ha commentato Claudio G. Ferrari Presidente di Federesco. “Il concretizzarsi di uno strumento come il Fondo è molto importante, sia per il raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni climalteranti al 2030, sia per lo sviluppo dei tanti settori economici connessi con la transizione energetica che ci accompagnerà nei prossimi decenni. Dopo che sarà avviato, comunque, auspichiamo che si possano apportare quelle modifiche correttive al decreto ministeriale istitutivo del 22/12/2017 tali che il Fondo possa esplicare in modo più efficace la sua funzione di volano economico per il nostro Paese”.

Un limite del Fondo è la dotazione iniziale. Per quanto ci sia un effetto leva, stimato pari a 5,5 (ossia per ogni euro messo a disposizione dal fondo saranno mobilitati 5,5 euro di investimenti), è chiaro che più risorse finanziarie saranno a disposizione del fondo, più lo strumento risulterà impattante.

Ha concluso i lavori Dario Di Santo, direttore FIRE:

“Il raggiungimento degli obiettivi al 2030 non sarà semplice, anche perché buona parte degli interventi riguarderà la riqualificazione energetica degli edifici e il sistema elettrico. In entrambi i casi sono previsti investimenti addizionali consistenti – la proposta di Piano nazionale integrato per l’energia e il clima stima nell’ordine dei 150 miliardi di euro – e tempi di ritorno degli investimenti lunghi. Il Fondo potrà aiutare a movimentare i capitali privati necessari, riducendo il costo di accesso al credito e aumentando l’effetto leva degli investitori. Va inoltre a rafforzare i vari strumenti di incentivazione in essere – certificati bianchi, conto termico e detrazioni fiscali”. Di Santo ha poi aggiunto “la FIRE sta inoltre sviluppando per l’Italia il modello ESI Europe, dedicato alle PMI e basato su un contratto standard a risparmi energetici garantiti e coperti da un pacchetto assicurativo, con validazione di parte terza dei progetti. Approcci di questo tipo ben si sposano con il Fondo, e confidiamo possano promuovere una crescita sana e sostenuta del mercato dell’efficienza energetica”.

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