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Nuovo Codice appalti, no di Cantone a commissioni esterne solo sopra la soglia comunitaria

Il presidente Anac in audizione in Parlamento: “Con il limite del 30% solo per superspecialistiche si lascia alla PA un potere eccessivo nel prevedere la subappaltabilità anche al 100%”

venerdì 18 marzo 2016 - Redazione Build News

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Ieri le Commissioni riunite Ambiente e Lavori pubblici di Camera e Senato, presso la Sala del Mappamondo, hanno svolto l'audizione del Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, Raffaele Cantone, sullo schema di decreto legislativo recante disposizioni per l'attuazione delle direttive 2014/23/UE, 2014/24/UE e 2014/25/UE sull'aggiudicazione dei contratti di concessione, sugli appalti pubblici e sulle procedure d'appalto degli enti erogatori nei settori dell'acqua, dell'energia, dei trasporti e dei servizi postali, nonché per il riordino della disciplina vigente in materia di contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture.

"Dal punto di vista dei numeri, se si mettono insieme il vecchio regolamento e il vecchio codice, la riduzione è notevole, ma di certo rispetto alle premesse il numero di articoli resta rilevante", ha evidenziato il presidente dell'Anac. Quanto ai decreti attuativi “sono veramente troppi e impongono un lavoro al Ministero enorme". La soft law “è una materia aperta ma se le linee guida non hanno carattere vincolante rischiano di restare grida manzoniane”, ha osservato Cantone, che si chiede: "Perché non prevedere un obbligo di motivazione delle Pa che non vogliono adeguarsi?".

SUBAPPALTO. Per quanto riguarda l'articolo 105 relativo al subappalto, Cantone ha detto che “è una norma che non ci sembra molto chiara per come è stata scritta. Di fatto con il limite del 30% solo per superspecialistiche si lascia alla PA un potere eccessivo nel prevedere la subappaltabilità anche al 100%. È una scelta politica ma io faccio fatica a non associare l'idea del subappalto a certe particolari situazioni”.

SANZIONI. Per quanto riguarda il nodo delle sanzioni, "il Codice prevede che i proventi delle nostre sanzioni vadano al Mit. È una scelta politica sulla quale però vorrei far presente un dato: al potere di sanzionare si collega una difesa in giudizio che l'Anac deve pagare. E l'Anac per le difese paga all'avvocatura dello Stato quasi le stesse somme che arrivano in sanzioni. Sono cifre che non spostano molto, ma sarebbe opportuno prevedere meccanismi di compensazione".

COMMISSIONI DI GARA ESTERNE. Secondo il presidente Anac l'uso delle commissioni esterne solo sopra la soglia comunitaria non è in linea con la legge delega: “Nella legge delega non ci sono criteri che consentono di graduare il meccanismo. So che Consip e Anas hanno fatto una valutazione su quanto impatterebbe doversi rivolgere sempre a commissioni di gara esterne, ma questa è una scelta che non può essere eliminata in ragione delle decisioni che sono state prese sul criterio del prezzo più basso”.

CONCESSIONARI. Cantone rileva criticità anche riguardo alla norma sui concessionari (art. 177): "La delega prevedeva il meccanismo dell'80-20. La norma rispetta, sia pure con regime transitorio abbastanza lungo, queste indicazioni. Però, si prevede un controllo dell'Anac. Ma se c'è un potere di controllo dell'Anac bisogna individuare conseguenze, che non sono necessariamente sanzioni immediate ma ad esempio un potere d'ordine che sia prodromico rispetto alla sanzione".

CONTRAENTE GENERALE. Per quanto concerne il contraente generale, "l'impressione era che si volesse andare verso l'eliminazione. Nella delega si parla di superamento della legge obiettivo, ma tutto sommato anche questa resta una questione di tipo politico. Io credo che il contraente generale abbia dato pessima prova di sé", ha osservato il presidente dell'Autorità anticorruzione.

RATING DI LEGALITÀ. Quanto al rating di legalità, secondo Cantone "bisogna regolare il sistema in maniera unitaria, non prevedere tre rating diversi", e occorre chiarire "chi lo fa".

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