La riduzione delle risorse destinate alle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) non compromette, secondo il Governo, gli obiettivi energetici fissati dal PNRR. La rimodulazione, che ha portato la dotazione da 2,2 miliardi a circa 795 milioni di euro, viene descritta dall’Esecutivo come una scelta di responsabilità, necessaria per adeguare i finanziamenti all’effettivo andamento della misura.
La decisione, formalizzata dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica con una comunicazione di fine novembre 2025, ha però acceso il confronto politico e sollevato forti preoccupazioni tra operatori, enti locali e soggetti promotori di progetti già avviati.
Il “riallineamento” delle risorse nella revisione del PNRR
Secondo la posizione ufficiale del Governo, la riduzione dei fondi si inserisce nella revisione complessiva del PNRR concordata con le istituzioni europee. L’obiettivo dichiarato è quello di evitare il rischio di risorse non utilizzate entro le scadenze previste, che potrebbero essere oggetto di restituzione.
Un elemento chiave richiamato dall’Esecutivo riguarda l’evoluzione della misura nel tempo. In origine, il sostegno alle CER era stato pensato principalmente sotto forma di finanziamenti agevolati, anche fino alla copertura totale dei costi. Con le modifiche introdotte nel 2023, il meccanismo è stato trasformato in contributi a fondo perduto, con un’intensità massima del 40%, in linea con le norme europee sugli aiuti di Stato. Questo cambiamento, secondo il Governo, avrebbe ridotto il fabbisogno finanziario necessario per raggiungere gli stessi obiettivi di capacità installata.
A supporto della scelta vengono citati anche i dati sulle domande presentate: a metà ottobre 2025 le richieste ammontavano a meno di 500 milioni di euro, un valore considerato coerente con la nuova dotazione.
Il dibattito parlamentare: target raggiunti o misura ridimensionata?
Nel confronto parlamentare, alcuni esponenti dell’opposizione hanno sollevato il tema della tempistica del taglio, avvenuto a ridosso della chiusura dello sportello. In particolare, è stato chiesto se la riduzione delle risorse non rischi di tradursi, di fatto, in una conclusione anticipata della politica di sostegno alle CER rispetto agli impegni iniziali.
La risposta del Governo è stata netta: sulla base delle domande pervenute, il target PNRR di nuova capacità da fonti rinnovabili associata alla misura risulterebbe già raggiunto, se non superato. Per l’Esecutivo, quindi, la rimodulazione non altera la coerenza complessiva del Piano né le sue scadenze.
Il problema dei progetti ammissibili senza copertura
Un altro punto critico riguarda i progetti che, pur presentati correttamente entro i termini, potrebbero non essere finanziati per mancanza di risorse. Le stime più aggiornate parlano di richieste complessive ben superiori alla dotazione rimodulata, sia in termini di contributi sia di potenza installabile.
Il Governo invita tuttavia alla prudenza, sottolineando che solo al termine delle istruttorie tecniche sarà possibile stabilire quante domande siano effettivamente idonee. Parlare di overbooking prima di questa fase, secondo l’Esecutivo, sarebbe prematuro.
Le preoccupazioni degli operatori sul campo
Al di là delle valutazioni macro, il settore evidenzia una serie di criticità operative che restano aperte:
- l’assenza di indicazioni chiare su criteri di priorità e graduatorie;
- i tempi delle verifiche istruttorie, che diventano decisivi rispetto alle scadenze PNRR;
- i costi già sostenuti per studi, progettazione e iter autorizzativi, avviati quando la dotazione era molto più ampia;
- il rischio di rallentamento o stop per iniziative tecnicamente mature ma in attesa di copertura finanziaria;
- una comunicazione percepita come poco trasparente, soprattutto nella fase finale dello sportello.
Per molti soggetti coinvolti, il nodo centrale non è solo l’entità delle risorse residue, ma la prevedibilità delle regole e dei tempi.
Scorrimenti e nuove risorse: gli impegni del Governo
L’Esecutivo riconosce che alcuni progetti idonei potrebbero restare inizialmente esclusi. In questi casi, viene assicurato che le iniziative manterranno i requisiti per accedere a eventuali scorrimenti di graduatoria. Parallelamente, il Ministero dichiara di lavorare all’individuazione di ulteriori fonti di finanziamento, sia a livello nazionale sia europeo, anche attraverso il supporto operativo del GSE.
Resta però una variabile decisiva: la rapidità con cui queste soluzioni potranno concretizzarsi e la loro compatibilità con i tempi stringenti del PNRR.
Una partita che si gioca sull’attuazione
Con la chiusura dello sportello, il confronto si sposta ora dalla scelta politica alla fase attuativa. Per il settore, la differenza tra una misura effettivamente salvaguardata e una interrotta nei fatti dipenderà da alcuni fattori chiave: chiarezza delle procedure, trasparenza sugli esiti, capacità amministrativa e disponibilità reale di risorse aggiuntive.
Solo su questo terreno si misurerà l’impatto concreto della rimodulazione sulle Comunità Energetiche Rinnovabili e sulla fiducia degli operatori nella programmazione pubblica.