Il capitolo del Superbonus 110% può considerarsi chiuso sul piano degli incentivi, ma si apre ora una fase decisiva sul fronte dei controlli. Dopo anni di interventi agevolati e una diffusione capillare dei cantieri in tutta Italia, l’attenzione del Fisco si concentra su chi ha usufruito delle detrazioni, in particolare sui condomìni.
La combinazione tra tempistiche più lunghe, proroghe concesse e complessità degli interventi rende infatti gli edifici condominiali il principale obiettivo delle verifiche avviate dall’Agenzia delle Entrate, in collaborazione con la Guardia di Finanza.
Perché i condomìni sono i più esposti alle verifiche
I condomìni rappresentano una categoria particolare all’interno del perimetro del Superbonus. Sono stati gli unici a poter beneficiare, al ricorrere di specifiche condizioni, di una proroga dei termini fino alla fine del 2025. Tuttavia, secondo i dati Enea più recenti, una quota non trascurabile di interventi risulta ancora non completata.
Proprio i cantieri in ritardo o sospesi costituiscono il primo fronte di attenzione per il Fisco, che intende verificare il rispetto delle scadenze e delle condizioni necessarie per mantenere il diritto all’agevolazione.
Non solo lavori incompiuti: cosa controlla il Fisco
Le verifiche non riguardano esclusivamente lo stato di avanzamento dei cantieri. L’Agenzia delle Entrate sta analizzando anche aspetti tecnici e documentali, come:
- il mancato miglioramento di almeno due classi energetiche;
- incongruenze nelle asseverazioni dei tecnici;
- difformità tra i materiali dichiarati e quelli effettivamente utilizzati;
- errori o falsità nelle comunicazioni sullo stato di avanzamento dei lavori.
Anche irregolarità non intenzionali possono comportare la decadenza dal beneficio fiscale, con conseguenze rilevanti per i proprietari.
Frodi fiscali e crediti inesistenti: sequestri per miliardi
Accanto ai controlli “ordinari”, prosegue l’azione di contrasto alle frodi strutturate. La Guardia di Finanza ha già individuato e sequestrato crediti d’imposta per un valore complessivo di oltre 9 miliardi di euro, riconducibili a operazioni fittizie.
In molti casi, le frodi sono state costruite tramite società create ad hoc, utilizzate per generare crediti inesistenti attraverso fatture per lavori mai realizzati. Un meccanismo che rischia di coinvolgere anche soggetti in buona fede, qualora gli interventi risultino irregolari o del tutto inesistenti.
Cosa rischiano i condomìni: restituzioni e sanzioni
Per i condomìni che perdono il diritto al Superbonus, le conseguenze possono essere particolarmente gravose. Se il credito è già stato utilizzato o portato in detrazione, il Fisco può richiederne la restituzione integrale, applicando:
- una sanzione pari al 25%;
- gli interessi maturati.
Un aspetto critico è che la sanzione non è rateizzabile e deve essere versata in un’unica soluzione. Questo crea difficoltà soprattutto nei casi in cui il beneficio sia stato ceduto alle imprese tramite sconto in fattura o cessione del credito: i condòmini, pur non avendo incassato direttamente le somme, restano i principali responsabili nei confronti dell’Erario.
La responsabilità fiscale resta in capo ai proprietari
Dal punto di vista tributario, i condòmini sono considerati i committenti dei lavori deliberati in assemblea. Anche se eventuali errori o illeciti sono imputabili a imprese o professionisti, l’Agenzia delle Entrate si rivolge in prima battuta ai proprietari per il recupero delle somme.
Le responsabilità civili o penali di tecnici e aziende non eliminano quindi l’obbligo fiscale in capo ai beneficiari del bonus.
Un incentivo costoso che pesa ancora sui conti pubblici
Introdotto come misura emergenziale durante la pandemia, il Superbonus non sarà rinnovato nel 2026, salvo eccezioni limitate ad aree colpite da eventi sismici. Il suo impatto sulla finanza pubblica è stato più volte criticato per l’elevato costo e per il peso dei crediti maturati negli anni passati.
Secondo il Governo, gli effetti di questa spesa continueranno a riflettersi sui conti dello Stato ancora a lungo, rendendo inevitabile una fase di controlli stringenti per tutelare le risorse pubbliche.
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