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PMI, lettera congiunta ai Ministri: “Tutela reale, non formale”

Il Comitato CLASS Italia chiede modifiche al Disegno di Legge sulle PMI: "Serve una rappresentanza autentica delle PMI"

mercoledì 22 ottobre 2025 - Redazione Build News

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Un gruppo di Confederazioni, Federazioni e Associazioni di rappresentanza del mondo imprenditoriale - tra cui FINCO - ha indirizzato una lettera aperta al Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, e al Ministro del Lavoro, Marina Elvira Calderone, sollevando preoccupazioni e proposte concrete sul Disegno di Legge annuale sulle Piccole e Medie Imprese (DDL PMI – A.S. 1484).

Il provvedimento, previsto dalla Legge 180/2011 – conosciuta come “Statuto delle Imprese” – è stato accolto con favore dalle sigle firmatarie, che ne riconoscono l'importanza e alcune misure condivisibili. Tuttavia, si sollevano critiche puntuali su un aspetto che viene considerato “improprio e fuorviante”: il ruolo attribuito nel testo alle cosiddette “organizzazioni comparativamente più rappresentative”.

PMI sotto rappresentate dai “grandi”

Nel mirino c’è il riferimento contenuto all’articolo 8 del disegno di legge, in cui si affida l’elaborazione di modelli semplificati in materia di salute e sicurezza sul lavoro a soggetti rappresentativi del mondo imprenditoriale e sindacale. Le associazioni firmatarie contestano l’utilizzo dell’avverbio “comparativamente”, ritenendolo troppo generico e non in grado di garantire una reale rappresentanza delle PMI, le cui esigenze differiscono profondamente da quelle delle grandi aziende.

Una critica netta viene infatti rivolta alla principale Confederazione imprenditoriale italiana, indicata – pur senza nominarla esplicitamente – come dominata da grandi imprese pubbliche o partecipate dallo Stato: Poste, FS, Enel, Leonardo, Fincantieri, Rai, solo per citarne alcune.

“Tutto si possono definire fuorché Piccole e Medie Imprese”, si legge nella lettera, che sottolinea come la governance di tali organizzazioni non rifletta realmente le esigenze delle PMI, pur potendo contare su una numerosa base di piccole imprese associate. Il punto, secondo le associazioni, non è quante PMI si rappresentano, ma chi esercita il governo dell’organizzazione.

PMI penalizzate nelle scelte strategiche

Le sigle firmatarie richiamano poi casi concreti in cui, a loro avviso, le posizioni assunte dalla Confederazione dominante sono andate in direzione contraria agli interessi delle PMI. Tra questi, il tema degli “extraprofitti” energetici e bancari e quello dei ritardi nei pagamenti, entrambi affrontati – secondo i firmatari – con un approccio più vicino agli interessi delle grandi aziende.

Le richieste delle associazioni: meno forma, più sostanza

La richiesta è chiara: modificare il testo del DDL, eliminando il termine “comparativamente” e prevedendo invece che la rappresentanza delle PMI venga affidata a soggetti realmente espressione di quel mondo imprenditoriale.

Si propone inoltre di rafforzare il ruolo del Garante per le Micro, Piccole e Medie Imprese e di introdurre un meccanismo di consultazione più aderente alla realtà, attraverso l’uso dei cosiddetti “Reality Checks”: esperti di settore selezionati per fornire analisi concrete, pragmatiche e non ideologiche delle politiche da adottare.

In conclusione: "Si richiede pertanto una decisa soluzione di continuità rispetto alla suddetta forviante terminologia - con riferimento all’art. 19 di attuazione dell’art.17 della citata e purtroppo sempre troppo poco applicata Legge 180/2011- e che si renda coerente con quanto sopra la composizione del Tavolo istituendo dal Garante per le Micro, Piccole e Medie Imprese e la scelta di esperti settoriali ai fini dell’approccio denominato “Reality Checks”.

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