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Rifiuti speciali come quelli urbani, l’allarme di Unirima: norma che scava la fossa all’economia circolare

Con una norma nello schema del decreto legislativo di recepimento della direttiva europea 2018/851 30 milioni di tonnellate di rifiuti speciali diventerebbero urbani e pertanto dovrebbero essere gestiti dai Comuni sottraendoli al mercato del riciclo

martedì 2 giugno 2020 - Redazione Build News

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Le modifiche apportate al “Pacchetto Economia Circolare” costringeranno alla chiusura migliaia di imprese del settore del recupero e riciclo. A lanciare l’allarme è Unirima, l’associazione nazionale che rappresenta le imprese del comparto della raccolta, recupero, riciclo e commercio della carta, in riferimento allo schema del decreto legislativo di recepimento della direttiva europea 2018/851, ora all’esame delle Commissioni Ambiente di Camera e Senato.

A consentire la più grande crisi del comparto è il provvedimento che “trasforma” i rifiuti speciali recuperabili prodotti da attività commerciali, industriali e artigianali in rifiuti urbani. Se approvata nella forma attuale, la cancellazione di questa distinzione provocherebbe infatti un impatto devastante sull’intero settore. In un solo colpo verrebbe cancellato il comparto delle imprese dell’economia circolare poiché 30 milioni di tonnellate di rifiuti speciali diventerebbero urbani e pertanto dovrebbero essere gestiti dai Comuni sottraendoli al mercato del riciclo, con gravissime ripercussioni in termini di efficienza e competitività.

Rispetto a quanto previsto dalla normativa attuale, le modifiche alla direttiva in questione avrebbero inoltre delle serie conseguenze sulla tracciabilità dei rifiuti speciali. La trasformazione dei rifiuti prodotti dalle attività commerciali, industriali e artigianali in rifiuti urbani, non consentirebbe più il monitoraggio che avviene oggi tramite i documenti di trasporto (formulari di identificazione rifiuti). In questo modo i rifiuti speciali diventerebbero di fatto "invisibili" poiché i rifiuti urbani sono esentati dagli stessi adempimenti ambientali.

Inoltre, le disposizioni in discussione, previste dai commi 8 e 9 dell’art. 1 dello schema di decreto legislativo che andrebbero a modificare gli articoli 183 e 184 della normativa precedente, non sono previsti dalla direttiva europea. Infatti, sono le modifiche italiane a creare difficoltà sostanziali all’industria del recupero e riciclo e agli obiettivi di sostenibilità che guidano l’azione europea da diversi anni.

Come riportato nelle memorie lasciate agli atti delle commissioni Ambiente di Camera e Senato, chiediamo che vengano modificati tali commi e che venga recepita la Direttiva Rifiuti 2018/851 così com’è – dichiara il presidente di UNIRIMA Giuliano Tarallo -, la sua stesura è stata già frutto di un lungo processo di confronto a livello europeo. Dobbiamo evitare che vengano minati i presupposti e i principi di libera concorrenza, efficienza, economicità e sostenibilità economica, con integrazioni che non possono che danneggiare tutti.

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