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Smog e arresti cardiaci: uno studio del Politecnico di Milano dimostra un legame diretto tra inquinamento e rischio cardiovascolare

Un’analisi condotta dal Politecnico di Milano su oltre 37mila casi in Lombardia rivela un legame diretto tra picchi di inquinamento atmosferico e aumento del rischio di arresto cardiaco

giovedì 13 novembre 2025 - Redazione Build News

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L’inquinamento atmosferico non pesa solo sui polmoni, ma anche sul cuore. Un nuovo studio condotto dal Politecnico di Milano e pubblicato sulla rivista internazionale Global Challenges ha individuato un collegamento diretto tra i picchi di smog e l’aumento del rischio di arresto cardiaco, evidenziando come anche brevi esposizioni a determinati inquinanti possano avere conseguenze gravi sulla salute cardiovascolare.

Un rischio maggiore nei giorni di smog: +7% con l’aumento del biossido di azoto

Secondo i ricercatori, un incremento di 10 microgrammi per metro cubo di biossido di azoto (NO₂) nell’aria comporta un aumento del 7% del rischio di arresto cardiaco nelle 96 ore successive.

Anche le polveri sottili PM₂.₅ e PM₁₀ mostrano un effetto significativo, con un incremento del rischio rispettivamente del 3% e del 2,5% nello stesso giorno dell’esposizione.

“Abbiamo osservato una forte associazione tra NO₂ e arresti cardiaci extraospedalieri”, spiega Amruta Umakant Mahakalkar, ricercatrice del Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria del Politecnico di Milano e prima autrice dello studio. “Il dato è particolarmente rilevante perché gli effetti si manifestano anche a livelli di inquinamento inferiori ai limiti di legge.”

Un’analisi su 37mila casi in Lombardia

La ricerca si è basata sull’analisi di 37.613 casi di arresto cardiaco extraospedaliero avvenuti in Lombardia tra il 2016 e il 2019.

Per ogni episodio, gli studiosi hanno valutato le concentrazioni giornaliere di diversi inquinanti atmosferici – tra cui PM₂.₅, PM₁₀, NO₂, ozono (O₃) e monossido di carbonio (CO) – ottenute dai dati satellitari del programma europeo Copernicus dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA).

Grazie a modelli statistici spazio-temporali avanzati, il team ha potuto individuare con precisione la relazione tra i picchi di inquinamento e l’aumento del rischio di eventi cardiaci, fornendo un quadro scientificamente robusto del fenomeno.

Effetti più marcati nei mesi caldi e nelle aree urbane

I risultati mostrano come l’impatto dello smog sul cuore sia più evidente nei mesi caldi, suggerendo una possibile interazione tra calore e inquinanti.

Il fenomeno risulta più accentuato nelle aree urbane, dove la densità di traffico e di attività industriali è maggiore, ma sono state rilevate associazioni significative anche nelle zone rurali.

“In giornate con elevati livelli di inquinamento, i servizi di emergenza dovrebbero considerare un possibile aumento delle chiamate per arresto cardiaco”, sottolinea Enrico Caiani, docente del Politecnico di Milano e coautore dello studio.

Nessuna soglia di sicurezza: lo smog incide anche sotto i limiti di legge

Un aspetto particolarmente preoccupante è che gli effetti dell’inquinamento sul cuore si manifestano anche a livelli inferiori ai limiti normativi europei.

Ciò conferma quanto già sostenuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS): non esiste una soglia sicura di esposizione agli inquinanti atmosferici.

Ogni incremento della concentrazione di particolato e gas tossici può tradursi in un aumento del rischio di eventi cardiovascolari acuti.

La Lombardia, una delle regioni europee più industrializzate e densamente popolate, è spesso soggetta a episodi di smog persistente, soprattutto durante l’inverno, quando l’accensione delle caldaie e la scarsa dispersione atmosferica peggiorano ulteriormente la qualità dell’aria.

Dal Politecnico di Milano il progetto CLIMA-CARE: dati satellitari per la salute pubblica

Parallelamente, prende avvio CLIMA-CARE, un nuovo progetto coordinato dal German Aerospace Centre (DLR) e finanziato dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA), al quale partecipa anche il Politecnico di Milano insieme al Group on Earth Observation (GEO) e all’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO).

L’iniziativa mira a integrare i dati satellitari con le informazioni sanitarie per studiare l’impatto delle condizioni ambientali sulla salute pubblica, con particolare attenzione ai servizi di emergenza medica in Lombardia.

L’obiettivo è sviluppare strumenti di previsione in grado di anticipare un aumento delle richieste di soccorso in giornate critiche per la qualità dell’aria.

“Il progetto ci permetterà di comprendere meglio l’impatto del cambiamento climatico sulla popolazione e di promuovere strategie preventive basate sull’approccio One Health, che unisce salute umana, ambientale e animale”, commenta Lorenzo Gianquintieri, ricercatore del Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria del Politecnico.

Un campanello d’allarme per la sanità e le politiche ambientali

Lo studio del Politecnico di Milano rappresenta un importante passo avanti nella comprensione degli effetti immediati dello smog sulla salute cardiovascolare.

I risultati offrono uno strumento prezioso per le istituzioni e i servizi sanitari, che potranno utilizzare i dati ambientali come indicatori predittivi di rischio sanitario.

In prospettiva, l’integrazione tra ricerca scientifica, monitoraggio satellitare e pianificazione sanitaria potrebbe consentire di migliorare la risposta alle emergenze e ridurre l’impatto dell’inquinamento sulla salute pubblica, soprattutto nelle aree metropolitane più esposte.

Parole chiave: inquinamento atmosferico, arresto cardiaco, Politecnico di Milano, biossido di azoto, PM₂.₅, smog Lombardia, rischio cardiovascolare, salute pubblica, CLIMA-CARE, ESA.

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