Segnali contrastanti arrivano dal mondo dei laureati in ingegneria. Sulla base dei dati relativi al 2024, rispetto all’anno precedente, risulta in aumento il numero di laureati di primo livello, mentre cala quello dei laureati magistrali. Di conseguenza, si assiste alla flessione della quota di laureati magistrali in ingegneria rispetto al totale delle lauree: nel 2024 siamo sotto la soglia del 15%, mentre negli scorsi anni superava abbondantemente il 16%. Ingegneria gestionale si conferma la classe di laurea magistrale con il numero più elevato di laureati (oltre 4.500, pari al 17% di tutti i laureati magistrali in ingegneria), mentre prosegue inesorabile la flessione dei laureati nel settore civile che nel 2024 si riducono a meno di 5mila (4.802 contro i 5.077 del 2023). In ulteriore aumento anche il numero di donne laureate in Ingegneria che nel 2024 raggiunge il picco massimo mai raggiunto: 16.301 tra laureate di primo e secondo livello, pari al 31% del totale. Questi gli elementi più rilevanti che emergono dall’elaborazione dei dati dell’ufficio statistico del MUR effettuata dal Centro Studi del Consiglio Nazionale degli Ingegneri.
“Come ho avuto modo di ricordare anche in occasione del nostro recente 69° Congresso, fatto salvo il fatto che la figura dell’ingegnere è da sempre considerata una delle professioni chiave per lo sviluppo del Paese e rappresenta la principale scelta di studio dei giovani, negli ultimi anni assistiamo al grande successo dei corsi considerati più innovativi – afferma Angelo Domenico Perrini, Presidente del CNI -. Questo nuovo modo di essere Ingegnere, se da un lato accresce il livello di penetrazione degli ingegneri in ambiti precedentemente impensabili, dall’altro ne attenua la riconoscibilità, visto che molti operano come dipendenti in aziende, dove le attività sono regolamentate dai contratti di lavoro e da norme interne aziendali. D’altra parte osserviamo con preoccupazione il calo dei laureati magistrali, considerando il fatto che tra gli aspetti tradizionalmente più apprezzati degli ingegneri italiani a livello internazionale c’è sempre stata la completezza della loro formazione scientifica. Per questi motivi, il CNI continuerà a lavorare su due principali direttive. La prima è l’introduzione del tirocinio formativo durante il percorso accademico, con una prova pratica valutativa delle competenze professionali acquisite, finalizzata all’ottenimento dell’abilitazione da parte del tirocinante. In secondo luogo, l’obbligatorietà di iscrizione all'Albo per tutti coloro che in qualsiasi forma esercitano la professione di Ingegnere, dal momento che essa sola costituisce garanzia di competenza e di rispetto del codice deontologico, di aggiornamento continuo e responsabilità professionale, di corretto esercizio della concorrenza”.
“A mio avviso – sostiene Giuseppe Margiotta, Consigliere Segretario del CNI, delegato al Centro Studi – le analisi del nostro Centro Studi confermano una tendenza che possiamo riscontrare ormai da tempo. L'ingegneria ha esteso il raggio d'azione in tutti i campi del vivere quotidiano: dall’ingegneria tradizionale a quella industriale, dall’ingegneria informatica e dell'informazione alla ingegneria gestionale, dall’ingegneria ambientale e del territorio a tutti gli ambiti più innovativi. Oltre tutto, si interfaccia in maniera crescente con altre professioni, dando luogo a nuove specializzazioni come l’ingegneria economica e l’ingegneria forense. Questa nuova realtà pone un serio problema di rappresentanza, dal momento che l’Albo attuale non fotografa in maniera completa e precisa l’articolazione dell’ingegneria italiana. E’ necessario che il nostro sistema ordinistico riesca ad intercettare queste nuove figure di ingegnere per far sì che condividano un sistema che garantisca formazione e competenze, sempre nell’interesse della collettività. In attesa che si possa realizzare l’obbligatorietà dell’iscrizione all’Albo per tutti gli ingegneri, il CNI è impegnato in numerose iniziative atte a divulgare l’attività e la funzione dell’Ordine, rivolte soprattutto alla platea dei giovani neo-laureati”.
“Il quadro tracciato dal nostro rapporto – dice Marco Ghionna, Presidente del Centro Studi CNI - conferma un cambiamento profondo nella formazione ingegneristica: crescono i laureati triennali e la presenza femminile, ma si riducono i laureati magistrali e, soprattutto, il numero di quanti scelgono di proseguire con l’iscrizione all’Albo. È un segnale che deve far riflettere. Così la professione rischia di perdere contatto con una parte delle nuove generazioni. Occorre rafforzare il legame tra università, ordini professionali e mondo del lavoro, garantendo anche per il futuro alla figura dell’ingegnere un ruolo centrale nei processi di innovazione e di sviluppo sostenibile del Paese”.
Entrando più nello specifico, il rapporto del Centro Studi del CNI rileva come la contrazione dei laureati magistrali coinvolga l’intero gruppo ingegneristico, non solo quello più specifico attinente alla ex facoltà di ingegneria. Allargando l’osservazione anche ai laureati magistrali delle classi che forniscono comunque un titolo valido per conseguire l’abilitazione professionale l’universo dei potenziali ingegneri (31.032 laureati) fa registrare nel 2024 una leggera flessione. Al contrario i laureati di primo livello nello stesso anno risultano essere aumentati di 2mila unità (38.229).
Il cambiamento in atto nel sistema formativo ingegneristico non riguarda solo gli indirizzi di studio delle nuove generazioni, ma anche la modalità di frequenza. Se è vero che anche nel 2024 i due Politecnici di Milano e Torino si confermano le principali strutture formative per gli ingegneri con quasi il 30% dei laureati in ingegneria, esplode il numero di laureati in ingegneria, soprattutto quelli di primo livello, delle università telematiche. Tra le prime dieci università in Italia per numero di laureati in ingegneria, tre sono telematiche (E-campus di Novedrate, Mercatorum di Roma e Pegaso di Napoli): il 15% dei laureati di primo livello e il 7,8% di quelli magistrali è stato formato in questi atenei.
Il crescente successo degli atenei telematici sta rivoluzionando anche i flussi migratori degli studenti, offrendo la possibilità a tutti i residenti nelle aree senza atenei di poter accedere agli studi universitari restando nel proprio luogo d’origine senza la necessità di trasferirsi. I più restii al trasferimento si rivelano i giovani delle regioni del Nord- Ovest, probabilmente favoriti anche dalla presenza dei due grandi politecnici: la quota di diplomati che ha conseguito la laurea nella stessa regione o in una della stessa area territoriale supera abbondantemente il 91%. Diversa la situazione nel mezzogiorno: in tal caso la quota di laureati “stanziali” scende al 53,3%.
Un ultimo elemento riguarda gli studenti provenienti dall’estero. Il Politecnico di Torino rivela un alto livello di attrattività avendo formato oltre un terzo dei giovani che, con titolo di scuola superiore conseguito all’estero, si sono laureati in ingegneria in Italia. Seguono l’Università La Sapienza di Roma (11,9%) e il Politecnico di Milano (9,5%), mentre solo lo 0,8% ha conseguito la laurea presso un ateneo telematico.