Attualità

Il Ponte sullo Stretto di Messina è un'opera di interesse strategico militare?

Alla Camera un'interpellanza urgente ha chiesto al Ministero della Difesa se l'opera è inserita nel Military mobility action plan del 2024 dell'UE, e se il Governo intende far rientrare la spesa per la realizzazione negli investimenti militari volti al raggiungimento della soglia del 5% del PIL stabilita in ambito NATO

venerdì 11 luglio 2025 - Alessandro Giraudi

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Il Governo conferma che il ponte sullo Stretto di Messina è inserito nel Military mobility action plan del 2024 dell'Unione europea? Il Governo intende proporre di inserire la spesa e, quindi, di far rientrare la spesa per la realizzazione del ponte negli investimenti militari volti al raggiungimento della soglia del 5 per cento del PIL stabilita in ambito NATO?

Lo ha chiesto al Ministro della difesa una interpellanza urgente proposta alla Camera dai deputati del gruppo Alleanza verdi e sinistra Angelo Bonelli (primo firmatario) e Luana Zanella (co-firmataria).

All'interpellanza ha risposto in Aula il 4 luglio scorso il Sottosegretario di Stato per l'Interno, Emanuele Prisco, che ha riportato quanto riferito dal Ministero della Difesa.

Riportiamo prima l'illustrazione dell'interpellanza da parte dell'onorevole Bonelli, poi la risposta del Sottosegretario e infine la replica dell'interpellante. 

“Signor Sottosegretario, il ponte sullo Stretto di Messina insiste su aree vincolate dal punto di vista ambientale per il diritto europeo. In base a questi vincoli, la commissione VIA-VAS ha espresso un parere negativo, perché c'è un'incidenza ambientale e, da questo punto di vista, il Consiglio dei ministri, in data 9 aprile 2025, ha deliberato in merito all'approvazione della relazione IROPI (Imperative reasons of overriding public interest). Ebbene, questa delibera servirebbe per riuscire a superare la puntualità dei vincoli ambientali europei, resi anche dal fatto che la commissione VIA ha dato un parere negativo.

La relazione IROPI però, signor Sottosegretario, presenta, tra le considerazioni relative ai motivi imperativi di rilevante interesse pubblico, anche quelli legati al miglioramento della mobilità militare, a seguito della realizzazione del ponte. Nella relazione di IROPI si dice che il ponte sullo Stretto di Messina, il collegamento, è previsto anche nel Military mobility action plan del 2024 dell'Unione europea. A tal proposito, le segnalo che in un numero di Rivista militare dell'Esercito italiano del luglio-agosto del 1987, veniva pubblicato l'articolo “Attraversamento stabile dello Stretto di Messina - Il coefficiente D”, nel quale si esprimevano valutazioni dal punto di vista della difesa e della difensività dell'opera e delle alternative tecniche, evidenziando problematicità ovvero che questa stessa opera da interesse strategico militare diventava obiettivo militare, a tal punto che sarebbe stato necessario costruire - si legge nella Rivista militare dell'Esercito italiano - una consistente protezione antiaerea ed antimissile permanentemente attivata, e questo sarebbe stato ovviamente il costo maggiore. Il punto, però, non è il costo maggiore, ma è l'operazione, per noi surrettizia, di tentare di superare i vincoli ambientali - che sarebbero insuperabili - attraverso questa motivazione di interesse pubblico.

Lei sa benissimo che c'è tutta una valutazione in corso rispetto all'inserire gli oltre 14 miliardi di euro del ponte sullo Stretto di Messina come un'opera di interesse strategico militare e, quindi, di inserirli nella soglia del 5 per cento del PIL delle spese in investimenti militari, come deciso nella riunione NATO di fine giugno. La domanda, quindi, che le rivolgo è la seguente: il Governo conferma che il ponte è inserito nel Military mobility action plan del 2024 dell'Unione europea? Secondo: il Governo intende proporre di inserire la spesa e, quindi, di far rientrare la spesa per la realizzazione del ponte negli investimenti militari volti al raggiungimento della soglia del 5 per cento del PIL stabilita in ambito NATO?”.

La risposta del Sottosegretario Prisco 

“Nell'affrontare il tema proposto dall'interpellante, occorre innanzitutto inquadrare la questione posta nell'ambito delle recenti determinazioni a livello NATO in materia di spesa per la difesa e la sicurezza. In occasione del vertice dei Capi di Stato e di Governo tenutosi all'Aja lo scorso 25 giugno, gli Alleati hanno riaffermato l'impegno a destinare il 5 per cento del PIL complessivo nazionale alla sicurezza, articolato su due direttrici principali: il 3,5 per cento per lo sviluppo delle capacità operative necessarie al soddisfacimento di Piani operativi NATO e nazionali; l'1,5 per cento per attività già presenti nei bilanci nazionali, come quelle relative alla resilienza, alla sicurezza cibernetica, alla protezione delle infrastrutture critiche, all'innovazione tecnologica a duplice uso e al rafforzamento del tessuto industriale.

L'Italia, nel corso della negoziazione, ha sostenuto con convinzione un approccio graduale, realistico e flessibile, volto a valorizzare anche gli investimenti in infrastrutture strategiche a beneficio della sicurezza collettiva.

Si tratta di un percorso ambizioso, eppure non rigido, distribuito su un orizzonte temporale decennale, che guarda al 2035 anziché al 2032, come inizialmente proposto. Proprio su iniziativa italiana è stato stabilito che ogni Paese potrà definire in autonomia, nel rispetto della propria sovranità, le voci da includere nella quota dell'1,5 per cento, individuando gli investimenti strategici più adatti per la sicurezza nazionale.

In ambito europeo, proprio in coerenza con questa visione, si colloca il Military Mobility Action Plan 2.0 promosso dalla Commissione europea e dal Servizio europeo per l'azione esterna. Tale iniziativa mira a migliorare l'interoperabilità e la resilienza delle reti infrastrutturali europee, facilitando una mobilità sicura, rapida e coordinata di truppe, mezzi e materiali in caso di necessità, in stretto raccordo con le esigenze NATO.

Il Piano prevede l'individuazione di corridoi militari all'interno della rete trans-europea dei trasporti (cosiddetta TEN-T) che coincidono, in molti casi, con le direttrici infrastrutturali civili già esistenti. Uno di questi, il corridoio Scandinavo-Mediterraneo, attraversa l'Italia da Nord a Sud, includendo il collegamento ferroviario e stradale tra Reggio Calabria e Palermo.

In tale contesto, la Difesa è stata chiamata a condividere con gli altri Dicasteri interessati gli obiettivi della Military Mobility, risultati poi sovrapponibili con iniziative infrastrutturali avviate o in pianificazione. Fra queste il ponte sullo Stretto di Messina.

Nelle interlocuzioni è emerso che (come è evidente per logica) un'infrastruttura di attraversamento stabile dello Stretto di Messina - in grado di assicurare la continuità fisica e logistica tra la Sicilia e il continente - indurrebbe una contrazione dei tempi per la proiettabilità delle forze su uno dei corridoi individuati.

In questa cornice, con questa logica, anche il ponte sullo Stretto potrebbe essere considerato un'infrastruttura coerente con le linee guida NATO ed europee in tema di sicurezza integrata e mobilità strategica”. 

La replica dell'interpellante

“Il Sottosegretario non mi ha risposto alla prima domanda. La prima domanda è se il Governo conferma che il ponte sullo Stretto risulta inserito nel Military Mobility Action Plan del 2024. Non comprendo la ragione per cui ci sia questa omissione nella risposta da parte del Governo, anche perché noi abbiamo chiesto all'Unione europea, signor Sottosegretario, se questa opera fosse inserita nel Military Mobility Action Plan del 2024 e la risposta è stata: “no”.

L'ufficio legislativo e l'ufficio Studi del Parlamento europeo ci hanno comunicato, attraverso una disposizione, una richiesta fatta dall'eurodeputato Leoluca Orlando e a questa richiesta ci è stato risposto che il ponte sullo Stretto non sta dentro il Military Mobility Action Plan.

Io capisco l'imbarazzo per la non risposta - non l'ha scritta lei, è evidente, non ce l'ho con lei, signor Sottosegretario, lei ha anche detto che legge una risposta del Ministero della Difesa -, ma il punto è che nella delibera IROPI è stata scritta una cosa non corrispondente a ciò che sostiene il Parlamento europeo; nella delibera IROPI c'è scritto che l'opera è inserita nel Military Mobility Action Plan del 2024. Prendiamo atto, quindi, di questa omissione; prendo atto di questa non volontà di rispondere da parte del Ministero della Difesa; prendiamo atto, invece, che, nella seconda risposta, il Governo afferma che sta lavorando per inserire il ponte sullo Stretto di Messina dentro un'infrastruttura strategica militare. Il che, però, significa una cosa, signor Sottosegretario: significa che, se c'è un uso militare - e poi bisogna capire se è l'uso prevalente militare o è l'uso civile prevalente, come la Commissione europea ci dice -, bisogna comprendere…signor Sottosegretario, perché c'è un problema che attiene anche la riprogettazione di un'opera, perché come la stessa rivista militare ha indicato, l'opera militare diventa essa stessa obiettivo militare. Conseguentemente una riprogettazione della stessa si rende necessaria.

Capisco che ci troviamo di fronte a grandissimi interessi economici per cui potremmo sembrare, noi che parliamo, formichine di fronte ai giganti, ma anche le formichine a volte hanno la loro capacità e la loro minuscola forza che può riuscire a far valere idee e punti di vista molto importanti che attengono la popolazione; considerato, inoltre, che, deroga su deroga, è stato impedito, ad esempio, ad autorevoli autorità dello Stato (penso, ad esempio, all'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, all'ISPRA, a tanti altri) di esprimere un parere in un'area altamente sismica.

La voglio, però, correggere, quando ha parlato (nello speech che ha letto, del Ministero della Difesa) dei corridoi strategici della Scandinavia fino al Sud; ebbene, si tratta di corridoi strategici infrastrutturali civili che non hanno alcuna caratteristica militare. Questo è il punto. Prendiamo però atto che il Governo si accinge a fare un'operazione surrettizia per riuscire, da un lato, ad accontentare il Ministro - direi - “dei non trasporti”, visto che non si occupa dei trasporti il Ministro Salvini, e, comunque, dall'altro, a raggiungere questo obiettivo, in questo caso dell'1,5 per cento all'interno del 5 per cento. Vedremo se la NATO accetterà questo obiettivo anche perché questo significherà che tanti altri Paesi potranno inserire i ponti per il raggiungimento di questo obiettivo.

Quindi, signor Presidente, mi dichiaro assolutamente insoddisfatto della risposta del Governo”. 

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