L'Inail ha pubblicato il volume “Prevenzione incendi nelle strutture sanitarie - La Regola Tecnica Verticale V. 11 del Codice di prevenzione incendi”, frutto della collaborazione con il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco e il Consiglio Nazionale degli Ingegneri.
Nella pubblicazione è affrontata la ristrutturazione e l’ampliamento di un ospedale, confrontandone gli esiti risultanti, sia mediante il d.m. 18 settembre 2002 e s.m.i. (regola tecnica tradizionale pre Codice) che secondo la RTV V.11, “nuova” regola tecnica verticale, che integra, in base alle proprie specificità e per le soluzioni conformi, le imprescindibili e ineludibili indicazioni fornite dalla regola tecnica orizzontale costituita dal Codice.
I due approcci prescrittivo e prestazionale: le differenze
“La progettazione della sicurezza antincendio può essere approcciata utilizzando due diverse metodologie”, ricorda il volume a pagina 15. “L’approccio prescrittivo, di natura deterministica, storicamente utilizzato nella normativa italiana, è caratterizzato da un insieme di norme, per l’appunto, prescrittive, che richiedono al progettista l’applicazione pedissequa del disposto normativo senza particolari spazi di manovra e senza poter incidere nella progettazione dell’attività esaminata, anche perché, di fatto, non è basato su una valutazione del rischio incendio ed esplosione.
I vantaggi dell’approccio prescrittivo consistono nella sua agevole e omogenea applicazione da parte del progettista e, lato “controllori”, nella ragionevole aspettativa di uniformità di giudizio.
D’altro canto, gli svantaggi maggiori di tale metodologia risiedono nell’estrema rigidità, che si manifesta nelle prescrizioni previste dal normatore che, sovente, obbliga il progettista a dover ricorrere all’istituto della deroga.
L’approccio prestazionale, di tipo ingegneristico (Fire Safety Engineering), di origine anglosassone, è fondato, invece, sullo studio dell’evoluzione dinamica dell’incendio e sulla previsione scientifica della prestazione dell'attività progettata, mediante l’utilizzo di opportuni modelli di calcolo.
Il pregio principale di questo secondo approccio risiede nell’estrema flessibilità della metodologia, che permette, con tutte le limitazioni del caso, di simulare incendi anche molto complessi.
D’altro canto, anche per tale approccio si rilevano alcuni limiti consistenti nella validazione dei modelli di calcolo, nella forte richiesta di preparazione del progettista (e dei “controllori”) e, laddove vengano utilizzati modelli di campo, discreti oneri computazionali che richiedono idonei supporti hardware e software”.