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Manovra 2026 e stretta sui pagamenti PA ai professionisti: Confprofessioni chiede l’abrogazione

“Si introduce una misura irrazionale e discriminatoria nei confronti dei liberi professionisti”, ha denunciato Confprofessioni in merito alla norma nel Ddl Bilancio che subordina il pagamento dei compensi professionali da parte delle Pa al regolare adempimento degli obblighi fiscali e contributivi da parte dei liberi professionisti

venerdì 7 novembre 2025 - Alessandro Giraudi

compenso-equo

In audizione presso le Commissioni congiunte Bilancio di Senato e Camera sul disegno di legge relativo al bilancio dello Stato per il 2026 e il triennio 2026–2028, Confprofessioni ha chiesto con fermezza l’abrogazione dell’art. 129, comma 10 che subordina il pagamento dei compensi professionali da parte delle amministrazioni pubbliche al regolare adempimento degli obblighi fiscali e contributivi da parte dei liberi professionisti (LEGGI TUTTO). 

«Si introduce una misura irrazionale e discriminatoria nei confronti dei liberi professionisti, in un contesto in cui spesso la stessa pubblica amministrazione continua a non riconoscere compensi equi ai liberi professionisti, violando i principi della legge 49», ha osservato il vicepresidente di Confprofessioni, Andrea Dili. Secondo Confprofessioni, inoltre, la norma contrasta con gli obiettivi di semplificazione e accelerazione dei pagamenti nella pubblica amministrazione.

«La manovra contiene segnali positivi per il consolidamento della finanza pubblica e della riduzione del debito, ma serve una correzione su alcune norme che impattano sui liberi professionisti», ha detto Dili. 

Bene l’Irpef ridotta, ma più equità per gli autonomi

In merito al percorso di riforma fiscale, Confprofessioni valuta positivamente l’attenzione da parte dell’Esecutivo al sostegno del ceto medio, tuttavia, ha evidenziato la necessità di accelerare la riforma, in linea con gli obiettivi della delega: la transizione verso un modello ad aliquota unica, revisione delle detrazioni e maggiore equità orizzontale. «Bene la riduzione dell’aliquota Irpef dal 35% al 33% per il secondo scaglione (28.000–50.000 euro), ma il mancato ampliamento dello scaglione fino a 60.000 euro ne limita l’efficacia per il ceto medio, con benefici economici contenuti e impatto marginale sui consumi», ha osservato Dili. «Rimane peraltro ancora da sciogliere il nodo dell’equità orizzontale: un lavoratore autonomo con 20.000 euro di reddito versa circa quattro volte l’imposta di un dipendente con lo stesso reddito, una disparità che va corretta», ha aggiunto.

Rottamazione quinques: ampliare il periodo di ammissibilità fino al 31 dicembre 2024

Sulla “Rottamazione quinques” Confprofessioni ha proposto di ampliare il periodo di ammissibilità fino al 31 dicembre 2024, per garantire equità tra i contribuenti.

Lavoro: sì alla detassazione dei rinnovi, ma regole contro il dumping contrattuale

Sul fronte del lavoro, infine, Confprofessioni accoglie con favore la proposta di detassare gli aumenti dei rinnovi contrattuali, ma ha chiesto che l’agevolazione sia riservata ai contratti collettivi stipulati da organizzazioni realmente rappresentative, per contrastare il dumping contrattuale. «È una misura che può rafforzare il potere d’acquisto dei lavoratori, ma va estesa anche alle piccole realtà, spesso prive di contrattazione integrativa», ha spiegato Dili. «Chiediamo inoltre che la misura venga introdotta a regime, o almeno su un periodo sufficientemente ampio, così da intercettare anche la stagione dei rinnovi del settore terziario, conclusasi solo recentemente».

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