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PNRR, la Corte dei conti europea denuncia molteplici criticità

“Le informazioni sui risultati sono scarse e quelle sui costi effettivi sono inesistenti, per cui non è chiaro quello che i cittadini ottengono in concreto grazie a questi fondi”, denuncia l'ultima analisi del dispositivo per la ripresa e la resilienza (Recovery and Resilience Facility, RRF)

mercoledì 7 maggio 2025 - Alessandro Giraudi

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Il dispositivo per la ripresa e la resilienza (Recovery and Resilience Facility, RRF), noto anche come “fondo dell’UE per la ripresa”, è stato istituito nel 2021 come strumento temporaneo una tantum per aiutare gli Stati membri dell’UE a riprendersi dalla pandemia di COVID-19 e a costruire economie resilienti. Finanzia le misure da questi intraprese con i Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza (PNRR) in sei settori predefiniti tra l’inizio della pandemia nel febbraio 2020 ed agosto 2026, quando si concluderà.

La dotazione di bilancio iniziale era di 724 miliardi di euro, ma gli Stati membri hanno sottoscritto 650 miliardi di euro (359 miliardi di euro sotto forma di sovvenzioni e 291 miliardi di euro sotto forma di prestiti). Il debito contratto a titolo dell’RRF dovrà essere rimborsato entro il 2058 sia dalla Commissione (per le sovvenzioni) che dagli Stati membri (per i prestiti). Nella seconda metà del 2025, la Commissione intende presentare il prossimo quadro finanziario per il periodo successivo al 2027.

Per ricevere i finanziamenti, i paesi dell’UE devono conseguire traguardi e obiettivi predefiniti nei rispettivi piani nazionali.

L'ultima analisi della Corte dei conti europea

In una nuova analisi, la Corte dei conti dell'UE rileva che l'RRF “presenta molteplici criticità per quanto riguarda la performance, rendicontabilità e trasparenza. Anche se l’RRF ha svolto un ruolo cruciale nella ripresa post-pandemica dell’UE, le informazioni sui risultati sono scarse e quelle sui costi effettivi sono inesistenti. Di conseguenza, non è chiaro quello che i cittadini ottengono in concreto grazie a questi fondi”. La Corte invita i responsabili delle politiche UE “a tener conto di quanto appreso dall’RRF al momento di elaborare nuovi strumenti con finanziamenti basati sulla performance e non sui costi”.

“I responsabili delle politiche dell’UE devono trarre insegnamento dall’RRF ed evitare che in futuro strumenti simili siano gestiti senza disporre di informazioni sui costi effettivi e sui beneficiari finali e senza sapere cosa si ottiene realmente con i soldi dei cittadini”, ha dichiarato Ivana Maletić, uno dei due Membri della Corte dei conti responsabile dell’analisi. “I finanziamenti dei futuri strumenti basati sulla performance dovranno essere meglio collegati ai risultati e disciplinati da regole chiare: altrimenti, questo sistema non andrebbe utilizzato”, ha chiosato Jorg Kristijan Petrovič, coautore dell’analisi.

Secondo la Corte dei conti europea, “anche se l’attuazione procede, si accumulano ritardi, mettendo a rischio il conseguimento degli obiettivi dell’RRF. In effetti, la maggior parte delle misure deve essere comunque completata entro agosto 2026. Allo stesso tempo, anche se i finanziamenti dell’UE sono stati versati ai bilanci nazionali, ciò non significa che il denaro abbia raggiunto i destinatari finali e l’economia reale”.

L’RRF “è finanziato quasi interamente mediante prestiti contratti sui mercati. La Commissione ha gestito la raccolta fondi per l’RRF con rapidità ed efficacia. Nei primi anni, i tassi d’interesse si sono collocati su livelli storicamente bassi. Per effetto del loro successivo aumento, i costi di finanziamento fino al 2026 potrebbero più che raddoppiare rispetto alle stime iniziali. Tale aumento, insieme ai rimborsi, eserciterà una notevole pressione sui futuri bilanci dell’UE”, osserva la Corte dei conti europea che, per quanto riguarda eventuali prestiti che verranno assunti in futuro, ritiene importante che “l’UE attenui adeguatamente i rischi connessi ai tassi d’interesse e definisca in anticipo un piano di rimborso che specifichi la provenienza dei fondi. Per l’RRF, ciò non è stato fatto”.

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