Attualità

DDL architettura, CNI: avviare un confronto reale con tutte le professioni tecniche

“La bellezza è fondamentale, ma da sola non basta”, sottolinea il Presidente del CNI Perrini. “Il Paese ha bisogno di opere pubbliche belle e contemporaneamente sicure, sostenibili, efficienti e gestibili nel tempo. La qualità del progetto nasce dal dialogo tra le professioni tecniche”

lunedì 25 agosto 2025 - Redazione Build News

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Il Consiglio Nazionale degli Ingegneri (CNI) sostiene con convinzione l’obiettivo generale di valorizzare la qualità del progetto nello spazio pubblico. Allo stesso tempo, invita ad avviare un confronto reale con tutte le professioni tecniche. La strada non è certo quella del DDL 1112, che nella sua divisività rischia di compromettere il percorso.

«La bellezza è fondamentale, ma da sola non basta», sottolinea il Presidente del CNI Angelo Domenico Perrini. «Il Paese ha bisogno di opere pubbliche belle e contemporaneamente sicure, sostenibili, efficienti e gestibili nel tempo. Questo risultato si può ottenere solo attraverso la collaborazione concreta tra architetti, ingegneri e tutte le professioni tecniche coinvolte».

Le critiche del CNI al DDL

Il DDL attribuisce una centralità esclusiva all’architettura anche per interventi ad alto contenuto tecnico e ingegneristico, come infrastrutture, opere idrauliche, impianti complessi. Prevede inoltre il concorso come procedura obbligatoria per quasi tutte le opere, senza distinguere tipologia e complessità: una scelta che può generare tempi più lunghi e costi maggiori, con benefici incerti sulla qualità finale. Anche l’esclusione dell’esperienza pregressa nella scelta dei progettisti non appare una soluzione ideale: esperienza e innovazione devono andare di pari passo per garantire qualità e sicurezza. Infine, l’assegnazione della regia esclusiva al Ministero della Cultura, senza prevedere un raccordo chiaro con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT), con ANAC e con il Codice dei Contratti, rischia di creare confusione applicativa e rallentamenti procedurali.

Necessaria la collaborazione con gli architetti e con tutte le professioni tecniche nella RPT

«Non si può scegliere una procedura progettuale come si sceglie un vestito “taglia unica”: un ponte non è un museo, e strumenti validi come il concorso rischiano di diventare percorsi burocratici rigidi e poco efficienti», precisa Perrini. Per questo, il CNI propone un percorso di lavoro congiunto con gli architetti e con tutte le professioni tecniche nella Rete delle Professioni Tecniche (RPT), rafforzando un dialogo già avviato.

Il Vicepresidente del CNI e suo rappresentante nella RPT, Elio Masciovecchio, evidenzia l’importanza di questo approccio collaborativo: «La RPT rappresenta il luogo ideale per lavorare insieme e costruire una visione comune. Siamo pronti a discutere con architetti, geologi, agronomi, geometri, periti e con tutte le professioni tecniche per trovare insieme soluzioni concrete e condivise che valorizzino davvero ogni professionalità, nell’interesse del Paese e dei cittadini».

«Il nostro – conclude Masciovecchio – è un invito aperto e costruttivo alla collaborazione. Il futuro delle nostre città e la qualità della vita delle persone dipendono da scelte condivise e multidisciplinari».

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