L'articolo 9 del disegno di legge S. 1578 recante “Legge annuale per il mercato e la concorrenza per il 2025” interviene sulla disciplina in materia di società tra professionisti, modificando i requisiti relativi alla consistenza della compagine sociale costituita dai soci con la qualifica di professionisti all’interno della persona giuridica.
La norma – recependo una segnalazione dell’AGCOM del 12 giugno 2019 – mira a fare chiarezza e ad eliminare il contrasto interpretativo tra i diversi Consigli e Federazioni di ordini professionali, in relazione ai requisiti di partecipazione che consentono l’assunzione della qualifica di società tra professionisti. Nello specifico, la disposizione prevede che una società può ottenere la qualifica di Stp se il numero dei soci professionisti ovvero, in alternativa, la partecipazione al capitale dei professionisti sia tale da determinare la maggioranza di due terzi nelle deliberazioni o decisioni dei soci, tenuto conto delle regole stabilite per il modello societario prescelto.
Audizione di Confprofessioni
“Condividiamo la norma in commento, che si muove in una direzione strategicamente valida, bilanciando due esigenze fondamentali: la governance e la gestione professionale e il reperimento di capitali”, ha affermato Andrea Dili, vicepresidente di Confprofessioni, nel suo intervento in Commissione Industria del Senato il 23 settembre scorso.
Dili ha espresso apprezzamento per la scelta di limitare il voto dei soci finanziatori a un massimo di un terzo, indipendentemente dalla quota di partecipazione. “È la corretta soluzione che garantisce il mantenimento del controllo in capo ai professionisti, pur consentendo alle Stp di attrarre capitali stabili, spesso essenziali per investimenti e crescita dimensionale”.
Armonizzare la disciplina delle Stp con quella delle Società tra Avvocati (Sta)
Il vicepresidente ha inoltre richiamato la necessità di armonizzare la disciplina delle Stp con quella delle Società tra Avvocati (Sta), per evitare sovrapposizioni e conflitti interpretativi. “In un’ottica di coerenza e organicità del sistema, sarebbe auspicabile che anche la disciplina delle Sta fosse armonizzata con quella più generale delle Stp”, ha dichiarato.
Il modello aggregativo come leva di competitività
Dili ha poi ampliato il ragionamento, sottolineando il valore strategico del modello aggregativo: “Come Confprofessioni sosteniamo da sempre, e in maniera convinta, il modello aggregativo, in quanto riteniamo che rappresenti una leva fondamentale per accrescere la competitività dei professionisti italiani, in un mercato europeo sempre più articolato e concorrenziale”.
Neutralità fiscale e limiti normativi
Sul piano normativo, Dili ha evidenziato una disarmonia nell’azione del legislatore: “Da un lato il Governo ha introdotto il principio di neutralità fiscale per le operazioni di aggregazione, una misura da noi sempre auspicata. Dall’altro, ha limitato l’accesso al Concordato preventivo biennale per i professionisti che esercitano in forma aggregata, penalizzandoli rispetto agli altri operatori economici”.
Previdenza: la duplicazione che frena la crescita
Tra gli ostacoli ancora da rimuovere, Confprofessioni ha segnalato la duplicazione del contributo integrativo previdenziale per le Stp costituite in forma di società di capitali o cooperative. “È un effetto distorsivo che disincentiva fortemente lo sviluppo degli studi professionali in strutture più grandi e integrate”, ha osservato Dili, “e che si verifica solo in alcune Casse”.
Incentivi mirati per aggregazioni strutturate
Infine, Confprofessioni ha proposto l’introduzione di strumenti di incentivazione mirati per i professionistiche si aggregano. “L’incentivo non dovrebbe premiare la mera aggregazione, ma gli investimenti effettuati nell’ambito dei processi aggregativi”, ha concluso Dili. “È fondamentale incentivare maggiormente le forme più stabili e integrate, come le Stp e le Sta, ma anche sostenere le aggregazioni leggere, come le reti o le associazioni. Solo così potremo costruire un settore più competitivo e resiliente, capace di affrontare le sfide del mercato nazionale ed europeo”.