Rivedere il ruolo delle soprintendenze nell’ambito delle procedure di autorizzazione paesaggistica, con un duplice scopo: da un lato, garantire la tutela del patrimonio culturale e paesaggistico in maniera più efficace e mirata; dall’altro, semplificare i procedimenti amministrativi per evitare che la pubblica amministrazione diventi un ostacolo allo sviluppo economico e territoriale del Paese.
È quanto propone il disegno di legge n. 1372 “Delega al Governo per la revisione del codice dei beni culturali e del paesaggio in materia di procedure di autorizzazione paesaggistica”, presentato al Senato su iniziativa della Lega. Il ddl prevede una delega al Governo per la revisione del Codice e delle procedure di autorizzazione paesaggistica, che sembrano penalizzare/paralizzare l’attività edilizia e urbanistica (procedura burocratica lenta e complessa).
Le osservazioni dell'INU in audizione
Alle audizioni sul ddl ha partecipato l’Istituto Nazionale di Urbanistica rappresentato dal presidente Michele Talia e dal coordinatore Community Paesaggio e biodiversità, Angioletta Voghera.
L'INU “riconosce la criticità delle procedure di valutazione e di approvazione delle 'autorizzazioni paesaggistiche', in quanto esse si svolgono prevalentemente, a valle della formulazione di proposte progettuali già maturate. Tuttavia, tutti gli interventi che modificano lo stato dei luoghi devono essere sottoposti a verifica paesaggistica. In particolare, proposte come quelle del DDL che vorrebbero escludere ampliamenti fino al 20% dagli obblighi autorizzativi potrebbero compromettere la conservazione del paesaggio e dovrebbero essere riviste per evitare un indebolimento dell’azione di tutela. O ancora le proposte di modifica dell’Allegato A al DPR 31/2017 relativamente a 'interventi ed opere in aree vincolate esclusi dall'autorizzazione paesaggistica' per includere gli interventi di edilizia libera sottoposti a Comunicazione di Inizio Lavori Asseverata, nonché quelli sottoposti a segnalazione certificata di inizio attività contrastano con la disciplina del paesaggio (e con la terza parte del Codice)”, osserva l'Istituto.
“Occorre, infine, anziché adottare un meccanismo rigido, quello del silenzio-assenso e della cancellazione del ruolo vincolante dei decisori (Enti territoriali regionali, locali e Soprintendenze), definito attraverso azioni normative di semplificazione procedurale, provare a promuovere attività di sensibilizzazione e aggiornamento tecnico diffuse sul tema della qualità del progetto per garantire una maggior ‘appropriatezza’ dei progetti ai luoghi/paesaggi, a supporto di tra progettisti e valutatori (Soprintendenze, Commissioni Paesaggio e altri organismi preposti alle ‘autorizzazioni paesaggistiche’ e a qualsiasi altra valutazione per la qualità del paesaggio)”, conclude l'INU.